Varie, 7 marzo 2002
VIETTI
VIETTI Michele Lanzo Torinese (Torino) 10 febbraio 1954. Politico. Dall’agosto 2010 vicepresidente del Csm. Avvocato, consigliere comunale a Torino dal 1990, fu coordinatore del Ccd in Piemonte. Eletto alla Camera nel 1994, 2001, 2006, 2008 (Ccd, Biancofiore, Udc). Sottosegretario alla Giustizia nel Berlusconi II (2001-2005), all’Economia nel Berlusconi III (2005-2006) • «Il “democristiano”, il “nipotino di Amleto”, l’“amico dei giudici”. La “colomba” [...] Ha difeso le sue ragioni con un mezzo sorriso, rispondendo agli strali dei cosiddetti “falchi” con determinazione, anche minacciando le dimissioni, come quando si trattò di imporre al Guardasigilli di inoltrare le rogatorie chieste dai magistrati milanesi, che indagavano sul premier Berlusconi negli Stati Uniti. Materia incandescente, la giustizia. Lui l’ha sempre saputa gestire con accortezza e con misura. Nel “conclave” dei quattro saggi della maggioranza l’uomo di Follini e Casini ha tenuto testa ai “falchi” dello scontro all’arma bianca contro i magistrati e l’opposizione. L’avvocato di Lanzo Torinese non è soltanto un “tecnico” prestato alla politica ma un politico democristiano impegnato da sempre. Dal 1990 al 1997, per esempio, tra la prima e la seconda Repubblica, è stato prima consigliere e capogruppo comunale della Dc di Torino e poi parlamentare Ccd. Infine, prima di essere nominato sottosegretario alla Giustizia nel 2001, è stato membro laico del Csm nel 1998. Da sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti ha avuto assegnata la delega ad occuparsi della riforma del diritto societario (approvata nel 2004), della riforma del diritto delle professioni intellettuali, del diritto fallimentare, per la tutela degli acquirenti di immobili e per l’unificazione degli albi dei commercialisti. [...] professore a contratto di diritto commerciale alla Luiss Guido Carli di Roma [...]» (“La Stampa” 23/4/2005) • «Un garantista convinto. Da membro laico del Csm ha combattuto interminabili battaglie contro gli eccessi “giustizialisti” di alcune procure e in difesa del diritto di legiferare del parlamento senza sottostare a compromessi, anche nel campo della giustizia» (Umberto La Rocca, “La Stampa” 6/10/2001).