Varie, 7 marzo 2002
VIZZINI
VIZZINI Carlo Palermo 28 aprile 1947. Politico. Eletto alla Camera nel 1976, 1979, 1983, 1987, 1992 (Psdi, partito di cui fu segretario), al Senato nel 2001, 2006, 2008 (Forza Italia, PdL). Sottosegretario alle Partecipazioni statali nell’Andreotti V e nel Cossiga I (1979-1980), al Bilancio nel Craxi I (1983), ministro per gli Affari regionali nel Craxi I e II (1983-1987), dei Beni culturali nel Goria (1987- 1988), della Marina mercantile nell’Andreotti VI (1989-1991), delle Poste nell’Andreotti VII (1991- 1992) • «Ex segretario del Psdi, cinque volte deputato (la prima a soli 28 anni), tre volte ministro, Carlo Vizzini è stato responsabile tra l’altro del dicastero delle Poste e di quello della Marina. Nel ”93 rimane coinvolto nello scandalo Enimont. accusato di aver ricevuto un finanziamento illecito da 300 milioni. Condannato in primo grado, in appello strappa una prescrizione. Viene poi assolto dal Tribunale dei ministri anche dall’accusa di aver ricevuto mazzette mentre era al ministero delle Poste. Giovanni Brusca include il suo nome nella lista di politici che la mafia voleva far fuori dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio. Nel giugno del 1999 Vizzini, amico di Berlusconi e di Marcello Dell’Utri (sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa), entra nel Consiglio di presidenza di Forza Italia» (Peter Gomez, ”L’Espresso” 8/2/2001). «Un ruolo ingrato. Il reclutatore di mostri. Carlo Vizzini è uomo dalle molte vite: ministro dei Beni Culturali, artefice con Orlando della primavera di Palermo, segretario del Psdi (’l’unico segretario del pentapartito incensurato”), senatore di Forza Italia [...] plenipotenziario di Berlusconi nella trattativa con i potenziali alleati: Rauti, la Mussolini, Tilgher, Fiori, e pure Saya [...] Lo sguardo di Vizzini è quello un po’ stralunato ma fermo di sant’Antonio Abate in certe tele della pittura nordica, da Bosch a Bruegel, dove l’eremita è trascinato in volo da incubi, lemuri e altre creature dall’aspetto inquietante.’No guardi, non mi faccia dire – si schermisce lui ”. Io non esisto. Sto facendo un lavoro da cui dipende la stima e la fiducia del presidente, che me l’ha affidato. In questi giorni non vedo non sento non parlo. Glielo dice uno di cui ai suoi tempi scrivevano: ”Vizzini, dichiarare è meglio che fottere’. [...]”» (Aldo Cazzullo, ”Corriere della Sera” 16/2/2006) • Nel 2007 è stato nominato nominato «rappresentante speciale contro la criminalità organizzata transnazionale»: «La nomina è arrivata dal presidente dell’assemblea parlamentare Osce, Goran Lennmarker, riunita in Slovenia. E sembra essere quasi una naturale conseguenza dell’attività svolta in Italia da Vizzini come membro della Commissione parlamentare antimafia. Già, perchè il senatore forzista - un tempo, l’epoca della prima repubblica, al vertice del partito socialdemocratico - della lotta alla ”piovra” ha fatto quasi una missione, seppure militando in una formazione quasi mai tenera con le pulsioni giustizialiste dei movimenti antimafia. Ma questo fa parte del personaggio Vizzini, imprevedibile, disinvolto anche maneggiando argomenti scivolosi. Si possono pure immaginare le battutine ironiche dei suoi denigratori, a proposito di una vecchia vicenda giudiziaria, di qualche malignità di pentiti (la presunta mafiosità del padre, l’ex ministro Casimiro) mai assurta neppure a indizio, fatti ricordati in contrapposizione alla notizia della nomina e messi maliziosamente in linea con la deriva dell’antipolitica moralista dei Grillo. Carlo Vizzini è stato segretario del Psdi, ministro delle Poste, degli Affari regionali e della Marina mercantile e sottosegretario al Bilancio e alle Partecipazioni statali. Un ”classico” della Prima repubblica, con relativo guaio giudiziario (Enimont, la madre di tutte le tangenti) da cui è uscito praticamente ”senza macchia” per via di una prescrizione intervenuta tra il giudizio di primo grado (condanna a 10 mesi per finanziamento illecito) e l’appello. Una prescrizione che non ha lasciato segno e ha fatto entrare in polemica l’ex ministro coi giornali che scrivevano di un mai avvenuto patteggiamento. Subì un periodo di ”oscuramento”, come tanti altri, Carlo Vizzini. Ma non si è mai intruppato nel vasto campionario delle cosiddette ”vittime delle toghe rosse”. Anzi, dalla difficile trincea di Palermo ha continuato a mantenere buone relazioni col Palazzo di giustizia, anche quando da lì partivano delicatissime inchieste che coinvolgevano uomini di primissimo piano di Forza Italia: da Marcello Dell’Utri a Giovanni Mercadante, da Gaspare Giudice a Francesco Musotto. Puntualissime, le sue dichiarazioni di solidarietà ad ogni operazione delle forze dell’ordine. Una presa di posizione dietro l’altra lo hanno portato alla necessità della scorta. L’ultima sua ”puntata” in Procura risale alle scorse amministrative, quando, dopo averla respinta ”de visu”, denunciò una persona - un ”grande elettore” gradito alla mafia - che aveva cercato di imporgli il figlio come candidato al consiglio comunale. Persino eccesive, in terra infidelium, le sue filippiche antimafia quasi quotidiane dagli schermi di Trm, la stessa tv da dove fa il tifoso. Tanto da aver provocato l’immancabile veleno sulla sua presunta ”antimafia di facciata” [...]» (Francesco La Licata, ”La Stampa” 3/10/2007).