Varie, 7 marzo 2002
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VON GRUENIGEN Michael Schoenried (Svizzera) 11 aprile 1969. Ex sciatore. Campione del mondo del Gigante nel 1997 e nel 2001, bronzo in slalom e in gigante nel 1996, bronzo olimpico in gigante nel 1998, svariate coppe del mondo • «Mister gigante nel senso di miglior interprete di questa specialità sulla neve (non per il fisico che non è certo imponente), ha acceso l’attenzione del pubblico per i suoi silenzi, simili a quelli di Gustavo Thoeni e Ingemar Stenmark
VON GRUENIGEN Michael Schoenried (Svizzera) 11 aprile 1969. Ex sciatore. Campione del mondo del Gigante nel 1997 e nel 2001, bronzo in slalom e in gigante nel 1996, bronzo olimpico in gigante nel 1998, svariate coppe del mondo • «Mister gigante nel senso di miglior interprete di questa specialità sulla neve (non per il fisico che non è certo imponente), ha acceso l’attenzione del pubblico per i suoi silenzi, simili a quelli di Gustavo Thoeni e Ingemar Stenmark. E’ stato una perfetta spalla per Tomba, uomo dalla personalità travolgente come una valanga. Sa vincere e sorridere con moderazione. […] Ha vinto ventidue gare di Coppa e due titoli mondiali […] Quando beffò Tomba per 7 miseri centesimi nel 1993 a Veysonnaz, era soprattutto noto come il fratello di Christine, una delle migliori slalomiste del momento. Quel giorno mise alle spalle tutti gli incubi che popolavano la sua giovane esistenza. La sua infanzia infatti è stata spezzata da due lutti terribili. Aveva 6 anni quando perse la madre Nelly e 9 quando morì il padre Alfred. Rimasto orfano, fu preso in custodia dalla sorellastra Dori. ”Senza di lei ”ha raccontato Johnny Wyssmuller, l’uomo che è diventato il suo secondo padre – Michael sarebbe diventato un semplice maestro di sci o un contadino. Ma credo che sia necessario fare un passo indietro per capire esattamente tutta la sua storia e anche la sua personalità. Sua madre Nelly era già stata sposata e aveva dato alla luce due figlie, Ruth e Dori, ma il primo marito era perito tragicamente nel 1957, andando a sbattere contro il pilone della funivia durante una gara di sci. Dori aveva allora tre mesi. Cinque anni dopo Nelly si è risposata, ha avuto prima Christine e, nel 1969, è nato Michael. Lei e il marito erano maestri di sci e avevano pianificato di crescere un futuro campione”. E’ stata la madre a metterlo sugli sci. ”Adesso possiamo dire che, andando a scivolare leggero con lei sulla neve fresca e in ogni altra condizione difficile, ha affinato la sua tecnica. Non è stato il lavoro fra i paletti da slalom, ma quell’impegno in un ambiente naturale a plasmare le sue qualità di sciatore elegante, sicuro. Quando lei fu strappata alla vita da un’emorragia celebrale Michael era ancora troppo piccolo per capire. Si aggrappò al padre e credo che abbia vissuto il dramma più lacerante, quando Alfred morì. Perché era con lui quando si ribaltò con il trattore mentre andavano nel bosco”. Non sembrava un incidente grave. Alfred era rimasto schiacciato, ma non aveva perso conoscenza. Aveva detto al figlio di correre in paese a chiedere soccorsi. ”Quando arrivarono e lo liberarono le sue condizioni non sembrarono critiche. Avvertiva un forte dolore al fianco per lo schiacciamento. Fu ricoverato. Spirò all’improvviso la mattina dopo”. Probabilmente nessuno si era accorto che il trauma aveva provocato un’emorragia interna. ”Dori, che aveva solo vent’anni, si assunse il compito di prendersi cura di Michael – prosegue Wysmuller – e lottò con il resto della famiglia, che voleva che lui lasciasse da parte i suoi sogni con gli sci. Per lui prospettavano un futuro lavoro in fattoria. Io, in quei giorni, facevo il panettiere a Schoenried, vicino a Gstaad, dove ancora abitiamo. Lavoravo di notte e di giorno allenavo la squadra dei ragazzini. Avevo svolto quella funzione di allenatore insieme a suo padre e ho continuato su quella strada. Nel 1980 ho sposato Dori e abbiamo cominciato a vivere tutti assieme. Mi sono preoccupato di preparare tutto quello di cui aveva bisogno per raggiungere quei risultati che sognava. Sono andato alla Rossignol per procurargli gli sci e poi gli attacchi. Non sono il suo manager, ma qualcosa di più. Il nostro legame è talmente stretto, che quando io e Dori abbiamo divorziato, nel 1993, il nostro rapporto non è cambiato, anzi”» (Gianni Merlo, ”La Gazzetta dello Sport” 12/2/2003).