Varie, 7 marzo 2002
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Wajda Andrzej
• Suwalki (Polonia) 6 marzo 1926. Regista. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Cracovia, poi l’High Film School di Lodz. Dal ”62 al ”98 dirige lo Stary Teatr di Cracovia. Regista di cinema, teatro e pittore, è stato anche senatore della Repubblica polacca. Debutta nel ”55 con Generation. Celebre nel ”77 con L’uomo di marmo; nell’81 L’uomo di ferro, Danton nell’83 con Depardieu, Il signor Taddeo nel ”98. Si è ispirato a Dostoevskij, Conrad e Wyspianski (’Corriere della Sera” 28/4/2004). «[...] nella sua lunga militanza cinematografica, ha attraversato alcuni momenti nevralgici della Storia riuscendo a darcene un’immagine complessa, problematica, a volte provocatoria, altre volte più pacata ma non meno critica. Un’immagine che ha lasciato una traccia non solo nel cinema polacco, ma anche europeo, contribuendo a quel rinnovamento che ha caratterizzato il cinema alla fine degli Anni 50. il 1954 quando Wajda realizza Generazione, un film di giovani sui giovani ambientato a Varsavia nel 1944, sotto la dominazione tedesca. Un film-simbolo, cui seguiranno I dannati di Varsavia (1957), Ceneri e diamanti (1958) e Ingenui e perversi (1960). Un discorso profetico attraverso le esili storie dei suoi eroi e della loro formazione etica e politica in una realtà umana e sociale in crisi. Nel corso degli Anni 60, Wajda diventa uno dei registi più acclamati delle nuove generazioni, un punto di riferimento in Polonia e fuori. molto attivo, affronta temi e soggetti diversi, ma non si stanca di indagare la realtà senza infingimenti. Samson (1961) e Ceneri (1965), Il bosco di betulle (1971) e Le nozze (1972), parti diverse di un discorso coerente sul piano etico e su quello estetico. Poi è la frattura della crisi del comunismo, dei rivolgimenti Anni 70. Wajda non si tira indietro. Con L’uomo di marmo (1977) e L’uomo di ferro (1981), forse meno riuscito del precedente ma non meno accusatorio, dice la sua sul fallimento del comunismo reale. Una critica senza pietà, rigorosa, persino rigida. I film riscuotono grande successo e forse oscurano un po’ altre sue opere non meno riuscite, anzi: Il direttore d’orchestra (1980) e Danton (1982), a esempio, due ritratti sfaccettati, complessi, anticonvenzionali. Wajda continua a essere attivo, come con Dottor Korczak (1990), biografia di Janusz Korczak, medico ed educatore ebreo morto nel 1942, con i bambini che assisteva, nel Lager di Treblinka. Un grande film sulla bontà, la dedizione, l’amore del prossimo, privo di compiacimenti sentimentali o di forzature morali. A comprova del rigore con cui Wajda ha sempre affrontato temi anche scottanti o scomodi» (Gianni Rondolino, ”La Stampa” 11/2/2006).