Varie, 7 marzo 2002
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Weber Ela
• Dettelbach (Germania) 13 marzo 1966. Conduttrice tv •«Un metro e ottanta di curve mozzafiato, occhi blu e capelli biondo miele [...] diventata famosa nel ”98 con il programma Tira e molla di Paolo Bonolis» (Francesco Giorgianni, ”Chi” 28/2/2001) • «Tutta colpa della noia di un’estate in città. E di quella smania di mettere ordine tra le carte che all’inizio di settembre 2002 fa cadere tra le mani di Roberto D’Agostino una vecchia copia di ”Playman”: numero 7 del 1993, pagina 42, due donne che si baciano, posa spinta, nessuna didascalia. ”Ma questa è Ela Weber!” sobbalza D’Agostino. Detto, fatto. Il giorno dopo quella foto sbuca sul suo sito internet Dagospia, la bibbia del gossip. Titolo spinto, come l’immagine: ”Playman – Playlesbo. Ela Ela trallalà: quando la Weber non aveva ancora le tette e giocava ancora con le bambole”. Quella donna su ”Playman”, però, non era la presentatrice tedesca. E [...] D’Agostino è stato condannato dal tribunale di Roma a pagare 76 mila euro come risarcimento per diffamazione. D’Agostino ammette l’errore: ”Ho sbagliato a non controllare la foto prima di pubblicarla. Sembravano due gocce d’acqua, lo giuro”. [...] Lei risponde con freddezza, però: ”A Roberto ho offerto di trovare un accordo prima che partisse la causa ma lui non si è mai dimostrato disponibile. Sarebbe bastato un segnale. Ora è troppo tardi, c’è una sentenza. Quell’episodio mi ha fatto star male, mi ha rovinato la carriera e la vita privata”. All’epoca la Weber aveva appena finito di partecipare a Domenica in, la grande occasione della sua vita: ”L’anno dopo – racconta – il contratto non mi è stato rinnovato e l’episodio di Dagospia ha certo influito: quella foto non poteva essere tollerata da un pubblico di famiglie come il mio”. Secondo la presentatrice, quel bacio non suo fece saltare anche una serie di contratti pubblicitari, tanto che la richiesta iniziale di risarcimento era di 210 mila euro, il triplo di quanto ottenuto. Il tribunale di Roma, però, non ha riconosciuto alcun danno alla carriera della Weber: i ”fatti non possono ritenersi provati», si legge nella sentenza, né sui contratti saltati nè ”su mancate offerte di lavoro”, considerando anche che il ”guadagno nel mondo della pubblicità e dello spettacolo è estremamente oscillante poiché legato a fattori imprevedibili”. I 76 mila euro sono la stima del cosiddetto ”danno esistenziale”: ”Le testimonianze raccolte – ha stabilito il giudice Marta Ienzi – hanno provato che Ela Weber non ha più avuto il coraggio di frequentare amici, si è astenuta dal frequentare sfilate di moda ed eventi mondani, non ha più provveduto alle ordinarie faccende domestiche di cui fino a quel momento si era occupata in prima persona”. [...]» (Lorenzo Salvia, ”Corriere della Sera” 21/9/2005).