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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

Widmark Richard

• Sunrise (Stati Uniti) 26 dicembre 1914, Roxbury (Stati Uniti) 24 marzo 2008. Attore. «[...] La sua performance memorabile fu quella del gangster psicopatico che metaforizzava un affetto negato nel Bacio della morte del bravissimo Henry Hathaway (che inizialmente l’aveva scartato, Widmark gli sembrava troppo distinto per la parte), del ”47. il film che l’ha lanciato, in cui esce dal carcere in libertà vigilata e nella scena clou getta una vecchietta giù dalle scale firmando il vile assassinio con un ghigno: il compito di far giustizia spetta a Victor Mature. La carriera di Widmark conta oltre 60 titoli, lavorò con maestri come Ford, Kazan, Kramer, Dmytryck, Daves, Wellman e con l’amico Wayne di Alamo. Trasferito da Sunrise, Minnesota, dove era nato nel 1914 e dove aveva fatto anche l’insegnante, inizia a recitare a New York, in teatro: la Bergman fu sua partner, ma non viene notato anche se in radio prende parte a una trasmissione di Orson Welles. Certo, la sua specialità fu quella di spaventare il pubblico (soprattutto l’inconscio) con una recitazione molto fisica e quel viso perfido che lasciava sospettare la peggiore crudeltà nel momento in cui Freud regalava le sue psicosi al cinema. Tanto coinvolto che Widmark fu bravissimo come psichiatra nel dimenticato La tela del ragno di Minnelli, tutto in una casa di cura. Un ruolo, quello del disturbato sadico, che avrebbe ripetuto spesso: per esempio in La strada senza nome, nel magnifico Mano pericolosa di Fuller in cui è un malvivente che ruba per sbaglio un microfilm con la magnifica Thelma Ritter. Widmark fu un fuorilegge metropolitano, da cui stare in guardia come succedeva anche per Mitchum o Ryan, che sapeva muoversi come un serpente nelle zone del fronte del porto e i dedali nuovayorkesi in film rigorosamente bianchi e neri che denunciavano la criminalità della guerra fredda in modo quasi documentario. E nessuno era innocente. Cappello storto in testa, mosse quasi da marionetta, Widmark era un implacabile che forse aveva subìto troppi torti. Ma a volte sta dalla parte giusta, magari destinato a perdere (Trafficanti della notte di Dassin). E spesso veste i panni di ufficiale: in Bandiera gialla di Kazan è un deciso ufficiale sanitario, in Okinawa uno dei marines, in Fronte del silenzio, unico film diretto dall’attore Karl Malden, è invece sotto corte marziale. La ”redenzione” cinematografica avviene ufficialmente nel ”61 col capolavoro di Kramer Vincitori e vinti in cui lui è l’implacabile pubblico ministero che non fa sconti ai crimini nazisti. Pur abilissimo nel vivere nella folla urbana che gli fa da scudo, l’attore è stato spesso magnifico con speroni da western, fino al capitano idealista di Cavalcarono insieme di Ford, accanto a James Stewart, di cui rappresenta un’alternativa non negativa, così come aiuterà Susan Hayward nel Prigioniero della miniera. Ma torna malvagio nella Lancia che uccide con Tracy, odioso in Sfida alla città morta, sceriffo ex bandito nell’Ultima notte a Warlock, mentre nel Grande sentiero fa da mediatore tra i cowboys e gli Cheyenne. Negli anni 70 torna al poliziesco, anticipando con Siegel la violenza di Eastwood-Callaghan e apparendo poi in kolossal epici o con molti ospiti (Assassinio sull’Orient Express), concedendosi un cameo comico con Poitier in Fuga per due, una bella parte in Due vite in gioco di Hackford, remake di un noir dei suoi tempi; e qualche buona serie in tv come Madigan dal film di Siegel. Tra le ultime apparizioni, altri due cattivoni: il chirurgo sadico di Coma profondo di Crichton e il bianco razzista che viene biblicamente punito in gruppo del dramma Tutti colpevoli di Schlöndorff. Come poteva ottenere l’Oscar così perfido? Ebbe la nomination nel ”47 per il debutto, Il bacio della morte, ma destino volle che vinse quell’anno il più buono dei non protagonisti, il vecchietto Edmund Gwenn, Babbo Natale in un miracoloso film natalizio» (Maurizio Porro, ”Corriere della Sera” 27/3/2008).