Varie, 7 marzo 2002
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Wilder Gene
• (Jerry Silberman) Milwaukee (Stati Uniti) 11 giugno 1935. Attore • «Ci ha fatto ridere come si rideva una volta al cinema: senza volgarità, con intelligenza e innocenza. Anche quando si innamorava perdutamente di una pecora voluttuosamente lanosa (in un episodio di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso di Woody Allen) il divertimento era del tutto spensierato. Il suo Frankenstein Junior che crea un mostro buonissimo era irresistibile, il suo impiegatino fulminato dall’apparizione di una meravigliosa Signora in rosso era allegramente commovente, come rabbino che per salvare un delinquente uccide (Scusi dove è il West?) lasciava di buon umore. [...] oggi [...] non fa film, né come attore né come regista [...] Capita sempre più raramente che la televisione trasmetta quelli che non sono mai stati capolavori come li intendono i critici (il Morandini assegna quattro stelle, tra i suoi film, solo a Frankenstein Junior, diretto nel 1974 da Mel Brooks) ma che avevano un grande pubblico sofisticato e appassionato. Con quegli occhioni chiari e spalancati, quei capelli ricci e arruffati, quell’aria sempre malinconica, da sconfitto che poi se la cava benissimo, Wilder non è mai stato uno di quei divi che fanno sognare, ma piuttosto un simpatico, anonimo personaggio addetto a farci passare un paio di piacevoli, immemori ore. Ci sbagliavamo, perché poi nella realtà Gene Wilder è stato un giovanotto timido, insicuro, immancabilmente seguito da una psicanalista, ma di grande fascino. Nella sua autobiografia (Ce n’è sempre una! [...]) la sua terza amatissima moglie, Gilda Radner, così racconta il loro primo incontro nel 1981: ”Ero fan di Gene Wilder da molti anni, ma la prima volta che lo vidi di persona andai in fibrillazione. Mi stregò: fu come se la mia vita fosse passata dal bianco e nero al technicolor. Gene era divertente, atletico e affascinante, e aveva un buon profumo. Ero innamorata pazza…”. Negli Stati Uniti, Gilda Radner era una celebrità, una grande presenza comica che aveva fatto parte del favoloso cast del Saturday Night Live con John Belushi e Chevy Chase. Passò al cinema e incontrò Gene sul set di un film che si rivelò non interessante, Hanky Panky-Fuga per due; quattro anni dopo si sposarono in un paesino del Sud della Francia. Anche Wilder ha scritto la sua autobiografia, pubblicata nel 2005 negli Stati Uniti e [...] in Italia da Sagoma Editore, intitolata Baciami come uno sconosciuto e scritta con la stessa grazia leggera delle sue sceneggiature; anche se la vita non è un film e il lieto fine non lo si può creare a forza. ”Gilda consultò altri internisti, ginecologi, medici olistici e gastroenterologi… Poneva sempre le stesse domande: ” un cancro?’”. La risposta è sempre no, lei è depressa, o molto tesa, o ansiosa, o ha preso un virus. ”Dopo dieci mesi di mancate diagnosi o di diagnosi sbagliate, con l’addome dilatato come se nascondesse un pallone sotto il vestito, alla fine se lo sentì dire: ”Lei ha un cancro ovarico al quarto stadio’”. Quella bella, allegrissima, straordinaria moglie è morta dopo sofferenze orribili nel maggio dell’89, a quarantatré anni, e si capisce perché si sia spenta a poco a poco, in quell’uomo intelligente e sensibile, la capacità di far ridere, la voglia di continuare ad essere una star. Il cinema detesta le tragedie personali dei suoi divi, soprattutto se il loro mestiere è quello di far ridere, di rasserenare. per questo che solo l’autobiografia di Gene [...] rivelò completamente le ragioni del suo silenzio, della sua scomparsa, a un pubblico che ha fatto in fretta a dimenticarlo, tanto è veloce l’accavallarsi di nuove facce, nuovi divi, nuovi gusti, nuovi modi di far ridere e ridere. Meno di un anno dopo la morte di Gilda, Gene, quasi sessantenne, si innamora della logopedista che lo aveva aiutato a comportarsi da sordo nel film Non guardarmi, non ti sento con Richard Pryor e la sposa. Sono ancora insieme, lui è guarito da un cancro, ha perso i capelli, ha fatto senza successo un po’ di televisione, ha scritto l’autobiografia e un paio di romanzi, e come tanti pensionati, come la sua quarta moglie, dipinge. Vivono nel Connecticut, in una grande villa settecentesca ereditata da Gilda, la terza moglie mai dimenticata; come non ha mai dimenticato la colpevole leggerezza dei medici che dovevano curarla, né la sua lunga, atroce agonia. Per questo si occupa di un centro intitolato alla Rainer per la prevenzione dei tumori ovarici e partecipa ad ogni iniziativa che aiuti le donne a difendersi dal male e dalla cattiva medicina» (Natalia Aspesi, ”la Repubblica” 17/1/2010).