Varie, 7 marzo 2002
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Windsor William
• Londra (Gran Bretagna) 21 giugno 1982. «La strana condizione in cui si trova il figlio di Diana e Carlo: da un lato è l’uomo più affascinante del regno, il giovanotto che poche ragazze sulla Terra non vorrebbero sposare, nonché, ovviamente, la maggiore speranza di sopravvivenza della casa Windsor, come dinastia, in un mondo sempre più secolare e meno sedotto dalle monarchie. Dall’altro, è praticamente sconosciuto ai sudditi, non parla se non per bocca dei cortigiani, non compare in pubblico se non accanto al padre, sfugge a ogni occasione ufficiale. Di lui non si conoscono i gusti, s’ignorano le passioni (anche sentimentali), si tacciono le letture, gli svaghi, gl’impegni, i progetti. Dietro il suo volto, niente: è il principe ignoto. Naturalmente c’è una ragione: è figlio di Diana, colei che i media innalzarono al ruolo di donna più celebre del tempo, un’altezza dalla quale la principessa tragicamente precipitò. Ed è figlio di Carlo, che a causa dei tabloid (per sua colpa, anche) rischiò di perdere il trono. Ovvio che il principe del Galles, ristabilito il diritto alla corona malgrado l’ostacolo rappresentato da Camilla Parker Bowles, faccia ora scudo al figlio: in base a un accordo non scritto, finché William e il fratello minore Harry non avranno finito gli studi, la stampa non dovrà occuparsi di loro. Ignorati per dovere patrio: i fotografi non possono avvicinarsi a St Andrews, l’università scozzese di William, e i giornali non pubblicano nemmeno le foto del principe che esce dal supermercato con le borse della spesa. Qualsiasi intrusione, anche innocente o benevola, è lesa maestà. Silenzio assoluto. Così, come anche i ragazzi borghesi d’oggi, che indugiano davanti alla porta della maturità, William tarda a entrare nell’età adulta. A 21 anni, ancora, rifiuta le tre letterine HRH (His Royal Highness, sua altezza reale) a cui pure avrebbe diritto. Lui si chiama ancora William Windsor, perché dice che tutto il resto è superfluo e la nonna, la regina Elisabetta, l’ha dispensato. Mentre suo padre, alla stessa età, era Sua Altezza Reale principe Carlo Filippo Arturo Giorgio, principe del Galles e conte di Chester, duca di Cornovaglia, duca di Rothesay, conte di Carrick, Lord delle Isole e barone di Renfrew, principe e gran castaldo di Scozia, cavaliere del Nobilissimo Ordine della Giarrettiera. E c’è una differenza non solo formale: Carlo era erede al trono fin dall’età di tre anni, quando sua madre diventò regina, mentre William è ancora secondo in linea di discendenza, e chissà quando salirà di uno scalino, diventando principe del Galles. Certo William non s’impunta più come da bambino ("Non voglio fare il re!", disse una volta, seminando il terrore): oggi ha capito, per dirla con suo padre, d’essere "una persona normale in una situazione straordinaria". Magari alza la testa, come quando tornò da St Andrews per Natale e disse che non voleva rimetterci piede. Invano: dopo una discussione, Carlo chiuse ogni spazio: "Tu ritorni su, e basta". Oggi William sa che cosa l’aspetta, ma rinvia: rifiuta ogni impegno ufficiale se non c’è suo padre e ama piuttosto stare con gli amici (dicono che ogni tanto beva un po’ troppo). Soprattutto, William sa che non può scherzare con il suo nome: se ha una ragazza – e di nomi se ne sussurrano – ha un posto dove incontrarla, lo chalet a Balmoral che la nonna Elisabetta gli ha regalato. Il principe naturalmente porta un trauma, ed è quello d’aver perso la madre in condizioni così tragiche e straordinarie. Di Diana non parla mai, e solo s’arrabbia quando i giornali scavano ancora nella sua vita. Pare che William abbia avuto uno scatto d’ira quando Ken Wharfe, un poliziotto addetto alla sicurezza di Diana, ha scritto uno libro di pettegolezzi. Chiaramente non ha elaborato il lutto, dicono, ed una prova è il rapporto con Camilla Parker Bowles, che lui e il fratello chiamano "l’amica di papà". Lei è stata abile, perché non assunto alcun atteggiamento materno e, con i figli di Carlo, si comporta da amica. I due ragazzi, a loro volta, sembrano distaccati. Che farà William, da grande? Secondo il "Daily Telegraph" il giornale più attento a casa Windsor, il ragazzo si tiene aperte tre possibilità: potrebbe restare a St Andrews, ma allora passerebbe dal corso in storia dell’arte a quello in geografia; oppure potrebbe entrare nel servizio militare, ciò che gli darebbe qualcosa di concreto da fare – turni, orari, impegni – e nello stesso tempo lo tutelerebbe da occhi indiscreti; o infine potrebbe andare all’estero, magari in America, a prendere un master.Quest’ultima scelta sarebbe la più clamorosa: ve l’immaginate il futuro re d’Inghilterra, bello com’è, quante ereditiere americane avrebbe ai piedi? Invece le tre possibilità prese insieme, con l’evidente contraddizione tra loro, mostrano che William non vuole o non sa scegliere. La patria, intesa come dovere, può attenderev (Alessio Altichieri, "Corriere della Sera" 29/5/2003). «’Non cerco mai di impormi agli altri - racconta - non pretendo che tutti mi diano retta sempre e comunque. Mi piace però avere il pieno controllo della mia vita. Se non esprimessi mai il mio parere finirei col perdere il controllo della situazione e non mi piace quest’ idea. Potrei arrivare a perdere la mia identità”. William tuttavia aggiunge di saper ascoltare i consigli: ”Ascolto tutto poi, però, giudico di testa mia. Penso sia importante prendere le proprie decisioni e decidere chi si vuole essere. Solo così si è responsabili delle proprie azioni”. Il principe è molto legato al fratello più giovane, il diciottenne Harry, insieme al quale ha sofferto il terribile trauma della morte della madre Diana. ”Sono in ottimi rapporti. Siamo cresciuti insieme e insieme ne abbiamo attraversate tante. Ci sentiamo molto spesso. Harry mi telefona per raccontarmi delle storie molto spassose o le cose che ha fatto. E’ molto gentile, molto premuroso”. Da molti punti di vista, William riesce a essere uno studente normale. Ha una figura scattante. Poco al di sotto di un metro e novanta, è sportivo, in forma, ed eccelle in polo acquatico, nuoto e rugby. E’ un fan dell’ Aston Villa Football Club. Ama la musica e gli piace ballare, scherzare con gli amici, fare le ore piccole bevendo sidro. Se gli piace una ragazza, si fa avanti, ma è molto cauto a proteggerla dai riflettori dei media. Guarda molta televisione, gli piace andare al cinema e sceglie film d’azione, guida la macchina ma preferisce le motociclette. Sa bene che per sopravvivere la monarchia deve continuare ad essere importante nella vita della gente comune. Forse il suo segreto per una vita felice è il modo col quale gestisce i rapporti con i media e il suo compito. Fu Diana ad insegnarglielo: ”Quando ero piccolo - racconta - mia madre mi portava nelle sue visite ai centri di accoglienza. Imparai molte cose, molto più di quello che mi sembrò all’epoca. Mia madre è stata molto brava a sfruttare la sua posizione per aiutare gli altri. Anch’io mi auguro di saper fare come lei. Anche mio padre, del resto, pensa molto ad aiutare la gente”. […] William esorta i denigratori del padre a lasciarlo in pace: ”Eccelle in così tante cose - dice - vorrei tanto che la gente se ne rendesse conto, perché ha passato dei brutti momenti e tuttora è esposto ad accuse di ogni tipo. E’ molto protettivo nei miei confronti e in quelli di Harry: vorrei che lo si lasciasse in pace”. In merito ad altre questioni, concorda con la preoccupazione del padre per il futuro delle campagne, e teme che le comunità rurali possano scomparire, specialmente per la carenza di abitazioni a prezzi accessibili ai giovani. ”Se anche i giovani se ne andranno - spiega - non ci sarà futuro per le campagne. Andranno perse tutte le conoscenze che si sono tramandate da una generazione all’altra”. Ricorda quando lavorò in una fattoria del West Country, e ricorda quanto fosse dura la vita dei contadini e delle loro famiglie. ”Fu molto duro lavorare come bracciante agricolo nel mio anno sabbatico. Dopo una sola settimana ero sfinito. Ho incontrato delle persone molto spontanee, che non mi hanno mai considerato per quello che sono, mi hanno fatto lavorare come era giusto, pulizia delle stalle e tutto il resto”. William ha una spiccata passione per le moto ma minimizza il pericolo. ”Cavalcare una moto è pericoloso come tante altre attività. So che esiste qualche rischio in più, ma se si è adeguatamente preparati e si è esperti, non ci sono problemi. Mio padre si preoccupa per me quando vado in moto, ma non può farmi vivere nella bambagia. Se si deve vivere bisogna vivere pienamente”. […] Sicuramente il miglior partito del mondo, è consapevole dei riflettori della stampa che si appunterebbero su qualsiasi ragazza si accompagnasse a lui. ”Ci sono sempre infinite chiacchiere sulle ragazze con le quali esco. La cosa mi irrita parecchio: quelle povere ragazze, che magari mi hanno appena incontrato, che sono state fotografate in mia compagnia, o sono mie amiche da lunga data, improvvisamente si trovano sotto i riflettori, i loro genitori sono subissati di telefonate. Credo che sia molto ingiusto nei loro confronti. Da parte mia sono già più abituato”» (Peter Archer, ”la Repubblica” 22/6/2003).