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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

Wintour Anna

• Londra (Gran Bretagna) 11 marzo 1949. Giornalista. Direttore di ”Vogue America” • «[...] Il monarca assoluto, da Ancient Regime, della moda mondiale [...] una regina tiranna, una Caterina o Maria de Medici dell’eleganza, [...] massima star tra le famose ”celebrity” [...] signora di cui la maggior parte degli italiani ignora giustamente l’esistenza, ma che [...] come direttrice del più autorevole mensile di moda, Vogue America, tiranneggia non solo i suoi disperati dipendenti, ma anche l’intero mondo della bellezza e dell’eleganza, con la stessa implacabile freddezza con cui agli inizi del ”600, dal suo castello nei Carpazi, la famosa Contessa Sanguinaria, ricoperta di gemme e trine, faceva golosamente fuori fanciulle e fanciulli. [...] può tutto: ha potuto per esempio avvertire che lei a Milano starà solo tre giorni, per cui si sono visti stilisti impazziti ficcarsi tutti insieme in quei tre giorni, nella speranza di un suo anche disgustato sguardo, in un accumulo di sfilate impraticabile, e che rende tutti gli altri orfani e secondari. Lei poi magari non ci va, e sono depressioni, o va quando le garba, e bisogna aspettarla ore, e se ne va quando vuole, rovinando un possibile successo. Si potrebbe definirla una gran maleducata, ma non si chiede educazione al Re Sole: e più lei è scostante col made in Italy, che pare non gradire, più il made in Italy la rincorre per avere l’onore di far pubblicità, a 30-50 mila dollari la pagina, sul suo mensile che comunque, vendendo negli Stati Uniti più di un milione di copie, è l’indispensabile mezzo per imporsi sul mercato. Anna Wintour è la signora più magra che si sia mai vista, si sa che vive di cappuccini di cui sorseggia il solo latte, e che apposite assistenti addette alla bisogna devono procurarle sempre bollenti: dettando legge sullo chic ha, oltre uno stipendio di quasi due milioni di dollari l’anno, un budget di 50 mila dollari per vestirsi, soprattutto Chanel più cincilla Fendi, con momentanei capricci quasi mai italiani. [...] figlia di un ex direttore del quotidiano ”Evening Standard”, allontanata adolescente dalle scuole aristocratiche per la sua smania di accorciarsi le gonne, giornalista a 16 anni, carriera rapidissima in Inghilterra poi in America senza mai scrivere una riga: impelagata in una lotta acerrima di potere con un’altra signora inglese del giornalismo americano, Tina Brown, ha sbaragliato ogni rivale con il suo glaciale accanimento professionale. La sua pettinatura alla Louise Brooks, i suoi tacchi a spillo, gli occhiali neri, il viso impenetrabile, i lifting leggeri, il suo fascino da boa costrictor, i suoi modi eccentrici e terrorizzanti, l’hanno resa irresistibile: adorata, temuta, odiata. Una sua assistente particolarmente vessata, Lauren Weisberger, ha scritto un crudelissimo romanzo, Il diavolo veste Prada (pubblicato in italia da Piemme), la cui demoniaca protagonista pare incarnarla. Tale è la seduzione che esercita questa del resto geniale despota della moda e del giornalismo di moda, che Jerry Oppenheimer, autore specializzato in vite di personaggi celebri come Hillary Clinton, le ha dedicato una puntigliosa biografia intitolata Front Row, essendo la prima fila, alle sfilate, il mitico agognato luogo di cui lei, se si degna, occupa sempre come fosse in trono, il punto centrale. Si favoleggia della sua immacolata scrivania senza cassetti su cui non si posa neppure una matita, del suo rifiuto di dividere l’ascensore con chiunque, o di consentire a una sua redattrice schiava di salire sulla sua limousine per andare alle sfilate, delle centinaia di regali che riceve senza ringraziare mai e che ricicla, di certi suoi dispetti diventati eventi da celebrity story. Come quando imbufalita perché Giorgio Armani aveva osato organizzare un party al Moma di New York in un momento a lei non gradito, si vendicò in modo oltraggioso, per quel mondo lì, il cui bon ton chiede che ci si addobbi con un modello dell’invitante, anche preso in prestito; anziché starsene a casa, come avrebbe fatto qualsiasi signora sensata, si presentò, massima ingiuria, con addosso un tailleur Chanel, per di più giallo! Ricorda uno storico dell’insensato: ”Anna era ”un va all´inferno’ vagante, era il suo modo di dire: senti amico, farmi uscire stanotte per vedere uno stilista milanese durante la settimana della moda americana è sbagliato, e perciò eccomi indossare questo modello insultante”. Come tutte le vere star, soprattutto se di cattivo carattere, Anna Wintour ha pure una movimentata vita sentimentale: già moglie di un noto psichiatra tenuto nell’ombra forse perché limitatamente glamour, da cui ha avuto due figli, qualche anno fa ha perso la testa, ricambiata, per un affascinante e ricco imprenditore, valutato allora 30 milioni di dollari, finanziatore del partito democratico, sposato con una psicologa. Colpo di fulmine, passione clandestina, pianti, litigi, scenate, scandalo, poi psichiatra e psicologa, accumunati nelle corna, si sono trovati divorziati. Sulla nuova brillantissima coppia in perfetto stile Vogue, (lui però nel frattempo ha sfiorato la bancarotta) le notizie sono divergenti. Lei comunque non è mai stata così potente e temuta come adesso» (Natalia Aspesi, ”la Repubblica” 25/9/2005). «[...] definita ”la più influente fashion mker al mondo dopo Diana Vreeland” [...]» (Alessandra Farkas, ”Sette” n. 46/1999). «[…] algida e strapotente […] è nel mirino degli animalisti. Qualche anno fa a New York durante un ricevimento le è stata addirittura servita una puzzola morta sul piatto. La signora, che con uno sbadiglio decreta la morte di una collezione, è nota per il suo carattere d’acciaio. Il libro Il diavolo veste Prada, scritto dal suo ex assistente Lauren Weisberger, è chiaramente riferito a lei, impersonata dalla spietata Miranda. […] Sottile come un giunco […]» (’La Stampa” 5/3/2005). «[...] la First Lady della moda dai modi spicci non guarda in faccia a nessuno [...] fama di personaggio impossibile e irascibile. Di lei si dice che sia così vittima della moda da detestarne ogni aspetto, stilisti compresi, tranne le ultime collezioni, che regolarmente riceve in anteprima. Ogni mattina è in redazione alle 8 dopo un’ora di tennis. Trucco e pettinatura sono sempre impeccabili, come le sue mise. Democrazia e confidenza non le appartendono. Celebri sono le riunioni settimanali che indice e alle quali partecipa sempre e solo per 15 minuti senza mai ascoltare le risposte alle sue domande. Altrettanto celebri i party che organizza, i cui inviti vanno ovviamente a ruba [...]» (R. R., ”Sette” n. 30/20000).