Varie, 7 marzo 2002
Tags : Reese Witherspoon
WITHERSPOON Reese
WITHERSPOON Reese Nashville (Stati Uniti) 22 aprile 1976. Attrice. Oscar 2005 come miglior protagonista (per Walk the line). Piace molto perché non appare snob come Gwyneth Paltrow, perché è sincera e, a differenza di Julia Roberts, sa mostrarsi vulnerabile, come i suoi personaggi. Di origini borghesi (figlia di due medici) recentemente ha raccontato con il marito coetaneo Ryan Phillippe come il loro giovanissimo matrimonio abbia avuto bisogno di una terapia di coppia. […] ”Sono nata a Nashville, non rinnego l’accento del Sud e sono cresciuta in una famiglia e in una vita legate alla realtà, agli ospedali dove i miei genitori vanno ancora a lavorare. Ma volevo il successo d’attrice. Mi hanno aiutata a casa, insegnandomi a non tradire la verità delle origini. Non è stato facile a Hollywood dove impedirò ai miei figli di vivere prima della loro maggiore eta. Tutti abbiamo bisogno, presi dall’ingranaggio delle ambizioni sociali, di ricordarci delle origini da ”emigranti” anche in una metropoli. Se poi questo tema si sposa con il romanticismo, con il patriottismo quotidiano e quindi più vero e legato alle tradizioni, ne sono solo felice”» (G. Gs, ”Corriere della Sera” 2/10/2002). «Ci sono molte bionde che cercano di farsi notare a Hollywood e finiscono per dedicare tutte le loro energie a tentare di cambiare il loro look, a far passare il messaggio che anche se l’aspetto fisico sembra indicare altrimenti, loro non corrispondono al cliché della bionda stupida e superficiale e che invece sono attrici che vanno prese sul serio. Reese Witherspoon ha percorso la strada inversa. Non ha mai nascosto il colore dei suoi capelli e, dopo anni di false partenze, ha trovato il successo giocando su quel cliché, venendo alla ribalta prima con Una bionda in carriera, poi con La rivincita delle bionde. In mezzo, [...] ha fatto altri film, come Vanity Fair ed Election. Ma se accetta nuovi ruoli, quello della bionda apparentemente inetta e superficiale che invece alla fine sorprende tutti per il suo acume, continua a tornare. [...] ”Quando sono nati i miei due figli ho sentito fortemente che lo sprito dei miei nonni era lì con me. E ricordo di avere rivisto mio nonno in un’altra occasione. Ero a New York, stavo facendo le prove per un’opera di Arthur Miller. E a un certo punto, in platea, ho visto mio nonno. Solo un attimo, ma era lui [...] Mio padre è un otorinolaringoiatra, la mia mamma è un’infermiera in sala chirurgica. Penso a loro con grande ammirazione, al numero di vite che hanno salvato. Avrei dovuto seguire le loro orme, ero iscritta a medicina a Standford e pensavo che un giorno sarei diventata una pediatra, forse una cardiologa [...] E invece avevo già iniziato a fare cinema e televisione quando il mio agente mi chiamò un giorno dicendomi che c’era un’offerta per fare un film con Paul Newman, Twilight. E lì ho cambiato tutto. Ma so che se un giorno nessuno mi chiamerà più posso sempre tornare a scuola. A quel punto però mi butterei sulla chirurga plastica, è più remunerativo! [...] Più che pressione paura, paura di fallire. Anche se il fallimento può essere una cosa positiva: impari una lezione e il successo, dopo, acquista un sapore più dolce [...] Mi piacerebbe un giorno fare un horror”» (Lorenzo Soria, ”La Stampa” 22/8/2005).