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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

Wolfe Tom

• Richmond (Stati Uniti) 2 marzo 1931. Scrittore. Il «Balzac di Park Avenue» • «A prescindere dai suoi vestiti e annessi (fazzolettini, calzini, cappelli, scarpe), è un grande scrittore. Fu il miglior cronista negli anni Ottanta (Il falò delle vanità). Lo si aspettava con curiosità per vedere come se la sarebbe cavata con il decennio successivo. Lui si è fatto un po’ attendere, complice anche qualche malanno di salute, poi ha pubblicato, con finta nonchalance, Un uomo vero. [...]» (Antonio D’Orrico, ”Sette” n. 43/1999). «Dai suoi romanzi e da quel modo rivoluzionario di concepire il giornalismo che è passato alla storia come ”new journalism” sono nati termini come ”radical chic” e ”rococo marxist”. […] Il vezzo di vestire sempre ed interamente di bianco, unico al mondo a parte il Papa. […] ”Non si tratta di ostentazione o provocazione, ma non posso dire che l’essere notato mi dispiaccia”. […] Il vezzo nasce da una situazione di necessità: quando iniziò a fare il cronista era di prassi vestire in giacca e cravatta. Arrivato a New York acquistò un abito bianco come quelli in voga nella natia Richmond, ma durante una estate torrida scoprì di avere investito in un tessuto troppo caldo. Non potendo permettersi l’acquisto di un secondo abito, continuò ad indossarlo in autunno e poi in inverno, notando con divertimento le reazioni sconcertate dei colleghi e della gente per strada. Da allora divenne il suo segno di riconoscimento, ed il modo di definire anche nel vestiario un approccio antitetico rispetto ad ogni convenzione. Tre scrittori del calibro di Norman Mailer, John Irving e John Updike hanno definito Un uomo vero come ”intrattenimento” e ”mega-bestseller” ma non letteratura. Nella Bestia Umana, uscito in Italia presso Mondadori, lui replica definendoli ”three Stooges” (tre burattini)... ”Non mi sono limitato ad una battuta, ma ho cercato di spiegare che la loro era una posizione ideologica: Un uomo vero, e undici anni prima il Falò delle vanità riaffermano la necessità di romanzi che nascono dal realismo, e nel mio caso vedono le proprie radici nella ricerca accurata, o addirittura nel reportage. Il mio principale riferimento culturale è Balzac ed il successo internazionale dei due romanzi ha messo in crisi una situazione culturale nella quale gli scrittori in questione godevano di un’evidente rendita di posizione. Mi ha colpito che Irving sia arrivato perfino agli insulti in diretta televisiva. Non amo fare giri di parole e parlo nel loro caso di gelosia e paura […] Io ritengo che la letteratura debba occuparsi con analoga passione e accuratezza di temi di grandissima attualità. Oggi si parla di fondamentalismo religioso, ma il libro che mi viene in mente è un vecchio classico come Elmer Gantry di Sinclair Lewis, il romanziere che ritirando il Nobel esortò gli scrittori americani a ”dare all’America una letteratura degna della propria grandezza’ […] Mi definisco un democratico alla Jefferson, e da un punto di vista culturale mi rifaccio ancora una volta a Balzac […] Nell’intimo era un conservatore che auspicava il ritorno delIa monarchia, ma nei suoi libri raccontava con grande passione le classi più umili. Da questo punto di vista è molto diverso l’approccio di Zola, che aveva idee politiche che oggi definiremmo decisamente liberal, ma narrava la vita grama dei diseredati con un realismo che scandalizzava gli intellettuali dell’epoca”» (Antonio Monda, ”la Repubblica” 12/3/2003). Vedi anche: David Kamp, ”Sette” n. 31-32-33/1999;