"Avvenire" 2/3/2002; anche Ermanno Paccagnini, "Corriere della Sera" 2/3/2002., 2 marzo 2002
Per creare il personaggio di Don Abbondio, Alessandro Manzoni si sarebbe ispirato a un parroco di Castello di Lecco; un antico libro di consigli per i parroci (il "De officio curati" di Giovanni Battista Possevino) sarebbe invece una delle possibili fonti del passo dei "Promessi Sposi" dedicato alla "notte degli imbrogli"
Per creare il personaggio di Don Abbondio, Alessandro Manzoni si sarebbe ispirato a un parroco di Castello di Lecco; un antico libro di consigli per i parroci (il "De officio curati" di Giovanni Battista Possevino) sarebbe invece una delle possibili fonti del passo dei "Promessi Sposi" dedicato alla "notte degli imbrogli". Il libro si trova nell’archivio parrocchiale di Castello di Lecco ed è un’edizione tarda, del 1628 (già ne circolavano diverse tra il 1614 e il 1624, tutte stampate nel territorio della Serenissima). Reca una manina disegnata a matita a fianco del passo sulla validità del sacramento matrimoniale quando il parroco è vittima di un "matrimonio a sorpresa" (quello, appunto, tentato da Renzo e Lucia la notte degli imbrogli). Il promemoria è identico a quello adottato da Alessandro Manzoni (che però lo disegnava a penna) ed è dovuto probabilmente alla mano di don Antonio Panzeri, parroco di Castello di Lecco nel secondo Ottocento e bibliofilo, che così volle sottolineare il passo relativo ai "Promessi Sposi".