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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

ZHANG YIMOU Xiìan (Cina) 14 novembre 1950. Regista • «Il cinema non è nelle corde del giovane Zhang, che viene spedito all’inizio della Rivoluzione Culturale in campagna: per tre anni fa il contadino e il pastore, per sette l’operaio in un’industria tessile

ZHANG YIMOU Xiìan (Cina) 14 novembre 1950. Regista • «Il cinema non è nelle corde del giovane Zhang, che viene spedito all’inizio della Rivoluzione Culturale in campagna: per tre anni fa il contadino e il pastore, per sette l’operaio in un’industria tessile. La fotografia sembra risvegliare la sua passione: il desiderio di continuare gli studi lo spinge a iscriversi agli esami di selezione dell’Accademia Cinematografica di Pechino. E’ il 1978: passa le selezioni a pieni voti, ma viene scartato per limiti anagrafici. Scrive al direttore del ministero della Cultura: ”Non provavo alcun sentimento particolare per il cinema, ma la vita da operaio era dura, e ho voluto cercare una scappatoia”. Nella lettera spiega di aver perso 10 anni della sua vita a causa della Rivoluzione Culturale: due mesi dopo viene ammesso ai corsi del Dipartimento di Fotografia dell’Istituto del Cinema. Diplomatosi viene assegnato agli studi cinematografici di Guangxi: sono anni di grande vivacità culturale, ha l’occasione di lavorare come direttore della fotografia. Tornato a Xiìan dirige Sorgo rosso, interpretato da una debuttante di nome Gong Li. Il sodalizio, dapprima solo artistico e poi sentimentale, li vedrà legati per diversi anni. L’Orso d’oro a Berlino spiana al ”regista contadino” la strada per Ju Dou (candidato all’Oscar 1991), Lanterne rosse, La storia di Qiu Ju (rispettivamente, Leone d’Argento e Leone d’oro a Venezia), Vivere! (Gran Premio della Giuria a Cannes), Le Triadi di Shanghai, Keep Cool, Non uno di meno» (Leone d’oro a Venezia 1999). «Ha ragione Roger Ebert, che sul ”Chicago Tribune” lo definisce ”a sometime great chinese director”, un grande a intermittenze. Nei tredici titoli firmati finora, in cui spiccano capolavori come Sorgo Rosso e Yu Dou, Lanterne rosse e La storia di Qiu Ju (Leone d’Oro a Venezia nel 1992), il maestro è trascorso dall’impegno sociale alla commedia, dal megaspettacolo al bozzetto neorealista. [...] Se dovessi cercargli un omologo nella storia dello spettacolo italiano, citerei (e lo considero un gran complimento) l’eclettico Alessandro Blasetti, il quale riusciva a trarre il meglio da ogni occasione che gli veniva offerta al cinema o a teatro» (Tullio Kezich, ”Corriere della Sera” 12/10/2002). «Ormai ci sono abituato. Sono almeno dieci anni che in Cina ricevo critiche per qualsiasi cosa faccia e perfino prima che la faccia. I critici si dividono in due categorie: quelli che dicono che io voglio compiacere gli stranieri e quelli che dicono che voglio compiacere il governo cinese. Mi piacerebbe sapere quando potrò compiacere me stesso» (Giuseppina Manin, ”Corriere della Sera” 30/10/2003).