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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

Yoshimoto Banana

• (Mahoko Yoshimoto) Tokio (Giappone) 24 luglio 1964. Scrittrice. Nel 1991 ha pubblicato Kitchen. Tra gli altri suoi libri: N. P. , Tsugumi , Sonno profondo , Lucertola , Amrita , Honeymoon. L’ultimo, H/H , riunisce due racconti, Hard-boiled e Hard Luck • «Miliardaria, figlia del critico e saggista Ryumei Yoshimoto, una sorella famosa che disegna fumetti, migliaia di siti che parlano di lei in rete, una passione per i fiori rossi del Bijinsho (o Red Banana Flower) dal quale ha tratto il suo pseudonimo [...] Kitchen, il romanzo che l’ha resa celebre (’Non c’è posto al mondo che non ami di più della cucina” è l’attacco del libro, diventato quasi uno slogan) [...] ”Penso di essere una specialista del romanzo breve. Mi piacerebbe sfruttare tutte le possibilità contenute in questa particolare misura [...] Non sono buddista, ma sono molto interessata dal buddismo. Credo che il lavoro dello scrittore sia quello di descrivere cose invisibili. Personalmente credo nella reincarnazione, ma non è una cosa a cui darei troppa importanza. Penso sempre che quello che mi piacerebbe saper descrivere sono le sottili sfumature della sensibilità delle persone vive”» (Alessandra Rota, ”la Repubblica” 2/6/2004). «Lavoro nel mio studio, che è piccolo, disordinato e puzza un po’ per colpa dei miei animali: due cani, un gatto e due tartarughe. Prima di sedermi alla scrivania, sto qualche minuto con loro […] Lavoro tutti i giorni, la mattina e di notte. Resisto alla scrivania senza alzarmi circa tre ore, per sgranchirmi gioco a ping pong» (’Corriere della Sera”, 4/12/2001). «Non riesco a scrivere se prima non ho deciso un nome che simboleggi la personalità dei miei personaggi. Devo decidere anche il titolo, uno qualunque. Creo anche uno schema-tipo, il più possibile a grandi linee, anche se in ogni caso poi me ne allontano. Ecco, questo, è il mio modo di scrivere […] Decido chiaramente solo il finale e non lo cambio mai. Nel percorso intermedio apporto invece molti cambiamenti […] Sono veloce solo nello scrivere. Quando scrivo molto arrivo anche a trenta pagine al giorno, mentre quando scrivo poco circa tre pagine […] La mattina mi alzo verso le dieci, faccio una passeggiata, pulisco casa, preparo da mangiare. Verso mezzogiorno vado in ufficio e scrivo fino a sera. Esco per cenare e poi torno a casa in tempo per preparare la cena del mio cane. Questa è più o meno la mia giornata tipo. Quando sono vicina al giorno di scadenza per la fine di un libro, invece è una confusione totale […] Non lavoro mai a casa. Solo se mi capita ad esempio di cadere per strada, o mi accade qualcosa di bello o di brutto, mi rimane subito impresso e cerco di ricordarmelo. ”Ecco, questo posso usarlo per il mio romanzo”, mi dico […] In passato pensavo di non potere vivere senza scrivere e la scrittura rappresentava per me un paio di stampelle su cui appoggiarmi. Ad un certo punto ho capito all’improvviso che potevo vivere anche senza scrivere e nonostante ciò la passione che infondevo nei miei romanzi non era diminuita. Piuttosto, mi rendevo conto con più chiarezza di quello che volevo scrivere» (’la Repubblica”, 25/6/2002).