Varie, 7 marzo 2002
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ZALESKI Romain Parigi (Francia) 7 febbraio 1933. Raider • Ingegnere polacco nato in Francia, arrivò in Italia all’inizio degli anni Ottanta come consulente di una media industria siderurgica, la Tassara, della quale divenne presto il principale azionista
ZALESKI Romain Parigi (Francia) 7 febbraio 1933. Raider • Ingegnere polacco nato in Francia, arrivò in Italia all’inizio degli anni Ottanta come consulente di una media industria siderurgica, la Tassara, della quale divenne presto il principale azionista. Balzato alle cronache nell’estate 2001 dopo aver raggranellato il 15 per cento di Montedison • «[...] arrivato in Italia nel 1984 per prendere le redini del gruppo siderurgico bresciano Carlo Tassara, con le scalate di Borsa ha accumulato una fortuna di centinaia di milioni di euro. In ben due occasioni è riuscito a mettere nel sacco Mediobanca, la banca d’affari che ai tempi di Enrico Cuccia custodiva i destini delle grandi famiglie dell’imprenditoria nazionale. La prima volta Zaleski rastrellò quasi il 40 per cento della Falck, costringendo Mediobanca a lanciare, tramite l’allora Compart-Montedison, un’Offerta pubblica d’acquisto sulla società per toglierselo dai piedi. Con i guadagni realizzati vicini a 600 miliardi di vecchie lire, Zaleski nel giro di pochi mesi mosse direttamente sulla Montedison, conquistata nel 2001 con una cordata raccolta attorno ai francesi dell’Electricité de France (Edf). [...]» (Luca Piana, ”L’Espresso” 23/6/2005) • «Più che uno scalatore, un esperto di assedi. Pronto a cogliere l’occasione giusta per radunare le truppe sotto le mura, ma disposto anche a lunghi e snervanti campeggi [...] è un arrivo recente nel panorama finanziario nazionale. E la storia delle sue origini, prima cioè dell’approdo in Val Camonica con l’acquisto della Carlo Tassara negli Anni ”80, non è mai stata raccontata con troppi particolari. Secondo qualche ricostruzione d’Oltralpe, dopo l’Ecole Polytechnique l’ingegner Zaleski avrebbe lavorato al ministero dell’Industria, e il suo cuore politico avrebbe battuto per la giscardiana Udf. Amico di Claude Bebear (Axa) e consulente della Comilog, compagnia mineraria operativa in Africa Occidentale, approda nelle valli per una questione di debiti della Tassara. Non se ne allontana più: compra l’azienda e diventa bresciano. Nella ”serie A” della finanza ci arriva invece acquistando qualche quota Falck. Con la famiglia dell’italo alsaziano Alberto e con il patto di sindacato dell’azienda, saldamente nell’orbita Mediobanca e che ha abbandonato la siderurgia per l’energia, non si accorda. La Consob lo costringe a un’Opa e lui la sfrutta come trampolino di lancio. Qui si crea l’asse con la Mittel presieduta da Giovanni Bazoli [...]. La Maaldrift di Zaleski sale, il sindacato della Falck si arrocca. Ma non basta: arriva al 38,5% e diventa primo azionista. Il patto prevale soltanto perché c’è un 6% ”esterno” nella mani di Mediobanca. Che reagisce, fonde Compart con Falck, lancia un’Opa e si prende anche la Sondel. Ma il finanziere italo franco polacco muove come al solito a sorpresa: prima dice di non voler aderire con la sua quota, poi cambia idea e incassa, portandosi a casa 580 miliardi di lire. Con parte di quei soldi si compra subito il 6% della stessa Compart, diventata Montedison. La fusione con Falck fallisce e si aprono le danze su Foro Buonaparte. [...] Zaleski arriva al 15% e fa da apripista ai francesi di Edf. forse l’unica occasione di contrasto con Bazoli, che non digerisce la disinvoltura della Mittel, che ha intermediato una bella fetta di titoli. I francesi garantiscono alle banche italiane e a Tassara una congrua e ben pagata via d’uscita stipulando dei ”put”, dei diritti di vendita a tempo. Insomma, Zaleski si sente tra due guanciali e trema solo un poco quando [...] i francesi, contrariati dal blocco al 2% stabilito dal governo italiano, danno il via a un arbitrato proprio sui famigerati ”put” . Ma tutto si risolve. [...]» (Stefano Agnoli, ”Corriere della Sera” 23/6/2005) • Nel 2008 in grave crisi: «La crisi dei mercati finanziari ha messo alle strette anche un raider del calibro di Romain Zaleski [...] come tutti i grandi fondi che si sono finanziati a debito, in rosso. Le linee di credito concesse a Zaleski dalle banche sono garantite da titoli quotati in Borsa. Il crollo dei mercati ne ha ridimensionato il valore e le banche ora sono sul chi vive e potrebbero chiedere nuove garanzie o pretendere un rientro dalle linee di credito. [...] Gli istituti maggiormente esposti con le società di Zaleski sono Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Ubi, Popolare Milano, Bnp Paribas e Royal Bank of Scotland. La minaccia arriva soprattutto dalle banche straniere, meno propense ad assecondare i giochi di potere legati alle partecipazioni strategiche del finanziere franco polacco. [...]» (Walter Galbiati, ”la Repubblica” 25/10/2008).