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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

ZAMBERLETTI Giuseppe

ZAMBERLETTI Giuseppe Varese 17 dicembre 1933. Ha alle spalle una lunga carriera politica, che l’ha visto ricoprire incarichi parlamentari e governativi legando in particolare il suo nome alla Protezione Civile. Eletto deputato per la prima volta nel ’68, ministro della Protezione Civile nei due governi presieduti da Giovanni Spadolini, nei due che vedevano premier Bettino Craxi e in un esecutivo Fanfani, è stato sottosegretario all’Interno nel IV e V governo Moro e nel III governo Andreotti. E’ stato commissario straordinario per il terremoto in Friuli nel ’76, per il soccorso e l’assistenza ai profughi del Vietnam nel ’79, per il terremoto dell’80 in Campania e Basilicata. Rieletto deputato per la sesta volta nell’87, ha fatto parte della commissione Difesa della Camera, dell’Assemblea dell’Atlantico del Nord e della Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo. Sempre nell’87 è nominato presidente dell’Istituto Grandi Infrastrutture. In tale veste, nel ’96, assume anche la presidenza del Forum Europeo delle Imprese Generali. Nello stesso anno gli viene conferita l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce e l’Università di Udine gli assegna la laurea in Ingegneria civile honoris causa. Nel ’92 viene eletto senatore • «Indimenticato protagonista dell’emergenza in Friuli e poi in Basilicata, fece da “chaperon” a Berlusconi e agli altri leader del Polo quando si presentarono tra i terremotati dell’Umbria a sbertucciare i piani del governo di centrosinistra. In quell’occasione Berlusconi si sperticò in elogi per lui. “L’unica persona che in Italia ha dimostrato di saper risolvere i problemi”» (“La Stampa”, 9/9/2001) • «Negli anni più o meno placidi della Prima Repubblica di tanto in tanto risuonava una parola, oggi quasi del tutto scomparsa, che evocava qualcosa di straordinario: “efficientismo”. Distinto dalla semplice efficienza, troppa grazia, l’efficientismo di marca democristiana era un agitarsi fattivo e a suo modo tranquillizzante; una dottrina che metteva insieme butalità e buonsenso. Poi si faceva da parte per lasciare il campo al solito tran tran di chiacchiere e rinvii. Invocato per lo più in caso di catastrofi, l’efficentismo ebbe il suo campione indiscusso in Giuseppe Zamberletti, doroteo di ascendenza gaullista e vocazione cossighiana, e come il presidente Cossiga radioamatore, esperto di spionaggio e collezionista di modellini di mezzi corazzati. A lui i suoi colleghi di partito affidarono nell’arco di un quarto di secolo la gestione dei peggiori disastri: dal terremoto del Friuli a quello dell’Irpinia, da Chernobyl al recupero dei Boat People. E lui, onestamente, se la cavò sempre. Fondatore della Protezione civile, in tante disgraziate evenienze, godeva di popolarità intermittente, ma intensa. Quando tutto sui giornali era ancora sobrio e contenuto, “Super-Zamb” veniva raffigurato con il costume di Nembo Kid. Ma non bastò. Venne infatti sacrificato a misteriosi equilibri correntizi nel pieno cataclisma della Valtellina, quand’era “immerso nel fango fino alle ginocchia” disse sdegnato Sandro Pertini, che pure lo apprezzava. Era l’estate del 1987. Berlusconi lo ha nominato presidente della società Stretto di Messina Spa, quella che dovrebbe realizzare la più grande delle grandi opere promesse dal Cavaliere: il fatidico ponte sullo stretto. Super-Zamb, ha detto una volta Berlusconi, “è l’unica persona in Italia capace di saper risolvere i problemi”. […] A voler essere maliziosi, la nomina di Zamberletti coincide con quello che è stato definito “un leggero slittamento dei tempi”. Il progetto è cambiato (per ridurre l’impatto ambientale la struttura sarà di 15 metri più bassa), mentre gli espropri partiranno nel 2003 […] Il completamento è previsto per il 2010. Che in Italia vuol dire due-tre anni dopo» (“La Stampa”, 31/5/2002) • «La protezione civile non è una amministrazione, ma una funzione. C’è una bella differenza. Per funzionare dev’essere esercitata da una pluralità di soggetti, le varie branche dello Stato, le forze armate, il volontariato sociale. Non può ricadere sotto la responsabilità di una sola amministrazione. Al contrario, l’approccio dev’essere multidisciplinare e interforze».