Varie, 7 marzo 2002
ZAMBROTTA Gianluca
ZAMBROTTA Gianluca Como 19 febbraio 1977. Calciatore. Dal 2008/2009 al Milan, ha vinto lo scudetto 2010/2011. Con la Juventus vinse quattro scudetti (2001/02, 2002/03, 2004/05, 2005/06), gli ultimi due revocati. Lanciato dal Bari, ha giocato anche nel Barcellona (2006-2008). Con la nazionale ha vinto i mondiali 2006 ed è stato secondo agli europei 2000. 20° nella classifica del pallone d’oro 2006, nomination anche nel 2003 • «A modo suo, e nonostante la passione per l’understatement, è un simbolo. “Negativo”, per giunta. Quando giocava nel Bari – dicono i portatori insani di nostalgia – era un tornante senza guard-rail, un magnifico anacronismo: scatto, dribbling, qualche refolo di follia e di impudenza (in campo, perché fuori era e resta educato, quasi timido) rimandavano, salvate le debite e proverbiali proporzioni, dritto a Conti, Donadoni e via aleggiando. Dopo tre anni di Juve, scudetto e maglia azzurra cuciti sul petto, il modello di riferimento è Soldatino Di Livio: un’ala tarpata dalle consegne tattiche, il talento assorbito e assopito dalle corvé e centrocampo e in difesa. Simbolo, appunto, di questo calcio che trita la fantasia, estingue l’immaginazione, scarta i lirismi» (Alessandro Penna, “Guerin Sportivo” 14/5/2002). «Corre dovunque e con lui corre la sua carriera. A 20 anni esordio in A con Fascetti (Bari-Parma 0-2, 31-8-97). L’anno dopo l’Under 21 di Tardelli (Malta-Italia 0-1, 25-3-98). Infine, 10 febbraio ’99, la chiamata del c.t. Zoff: Italia-Norvegia 0-0, esterno destro del 4-4-2, sostituito al 61’ da Totti. In mezzo, il passaggio alla Juve. [...] Da allora, una girandola di ruoli. [...] Nel Como — la sua prima squadra — era attaccante di sinistra. Zambrotta ne hafatta di strada. All’indietro, senza ironia [...] "I ruoli vanno tutti bene. Destra o sinistra, centrocampo o attacco, è lo stesso. Anzi, partendo da lontano, riesco a sfruttare meglio la mia corsa. Ma se domani dovessero dirmi ’Zambro, torna in avanti’, risponderei ’obbedisco’. Con piacere. Mi sento sempre un esterno offensivo [...] All’inizio coprivo tutta la fascia: ero l’esterno di centrocampo, e dietro avevo una difesa a tre. Anche nell’Under 21 cominciai a sinistra. Nel Bari di Fascetti facevo in pratica l’ala"» (Fabio Licari, "La Gazzetta dello Sport" 14/6/2003). «Uno di quei giocatori che fanno la differenza, poco da dire. Da quando si è impossessato “mentalmente” di un ruolo che prima aveva solo accettato per spirito di squadra, Gianluca ha fatto progressi enormi. Ricordato che nasce come esterno destro di centrocampo, con forti attitudini offensivistiche, c’è, di conseguenza, da mettere in rilievo l’intelligente umiltà con cui il ragazzo si è messo a studiare una parte che prima non gli apparteneva. Il suo grande neo era la cosiddetta “fase difensiva”, determinante in un giocatore che bene o male deve fare il terzino. Gianluca, quando giocava a destra, partiva da centrocampo insu; trasportato a sinistra ha dovuto per prima cosa cambiare il piede del cross, e non è stato facilissimo, pur essendo naturalmente portato a calciare con entrambi i piedi. E poi, come si diceva, ha dovuto imparare come si ferma lo “Zambrotta avversario” di turno, l’ala destra, passateci il termine antico, della squadra di fronte. Non è stato facilissimo e basta scorrere le cronache delle prime partite per rendersene conto: tutti a magnificare le doti di spinta dal centrocampo alla bandierina del corner avversario, tutti a evidenziare le carenze zambrottiane quando l’avversario lo puntava in velocità. Gianluca è un ragazzo intelligente: si è reso conto che di esterni sinistri difensivi il calcio italiano era (ed è) povero e ha sfruttato la grande occasione, rubando i segreti del mestiere dai difensori “veri” che lo attorniano, da Thuram a Birindelli, da Ferrara a Pessotto, daMontero a Iuliano. Si è studiato gli avversari che sarebbero capitati dalle sue parti, gli esterni offensivi di destra del campionato italiano. Una serie di cassette, osservate con cura, prendendo appunti, cercando di capire finte e movenze, abitudini e punti deboli. Un lavoro di base importantissimo: e quanto mai utile per non lasciarsi prendere alla sprovvista. Tipo Thuram, tanto per fare il primo esempio che ci passa per la testa, quando incrociò Santana, l’argentino del Chievo: roba da mal di testa per una settimana... » (Paolo Forcolin, “La Gazzetta dello Sport” 6/12/2003).