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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

Zanetti Javier

• Buenos Aires (Argentina) 10 agosto 1973. Calciatore dell’Inter e della nazionale argentina. In Italia dal 1995, ha vinto la Champions League e il Mondiale per club 2010, la coppa Uefa 1997/1998 (suo il gol del 2-0 nella finale vinta 3-0 a Parigi contro la Lazio), gli scudetti 2006 (a tavolino), 2007, 2008, 2009, 2010, le coppe Italia 2005, 2006, 2010, 2011 ecc. Primatista di tutti i tempi per presenze in nerazzurro (record strappato a Giacinto Facchetti) • «Ha lo sguardo del vicino di casa che ti viene a bussare per un bicchiere di latte, è il capitano che ha attraversato le tempeste nerazzurre senza mai affondare […] “Il mio gioco? Catturare il pallone, portarlo più avanti possibile e non perderlo mai. E poi tornare indietro e riprenderne un altro […] Nel colpo di testa sono fiacco, soprattutto in attacco”» (Giancarlo Migliola, “Guerin Sportivo” n.8/2002). «Quando giocava in Argentina faceva il “volante” davanti alla difesa, una specie di Furino degli Anni 90. Difensore, esterno ambidestro, centrocampista: dovunque l’allenatore lo metta, lui si adegua. [...] A chi lo vorrebbe vedere nei panni di Nedved, libero cioè di scorazzare per il campo, risponde divertito: “Non esageriamo, mica siamo uguali”. Eppure l’idea resiste in tanti tifosi: “Ma scusa Javier, ormai hai provato di tutto, prova pure a fare il guastatore”, gli ripetono gli amici. E lui, capitan Zanetti, risponde immancabilmente mettendosi a totale disposizione dell’Inter: “Lo sapete, se c’è bisogno faccio qualsiasi cosa”. E la sua carriera in nerazzurro ne fa fede. Approda a Milano come se fosse un cadeau di qualche procuratore particolarmente contento per il trasferimento dall’Argentina in Italia di Avioncito Rambert. Parliamo [...] della prima campagna acquisti targata Moratti. Di Zanetti si sa poco, i cronisti che lo rintracciano al telefono oltre ad una comprensibile emozione vengono messi a conoscenza delle sue caratteristiche tecniche: “Sono un volante”. Ovvero una sorta di mediano piazzato davanti alla difesa, un Furino degli anni Novanta. Che però ha già conquistato la nazionale di un certo Daniel Passarella: quindi il ragazzo non può essere uno sprovveduto. Naturalmente come tutti gli oggetti misteriosi c’è bisogno di vederlo alla prova per comprendere quale sia il modo migliore di utilizzarlo. Ottavio Bianchi è l’allenatore dell’epoca ma dura appena quattro giornate e quindi i suoi esperimenti (Zanetti esterno destro di un modulo simile al 3-5-2di oggi) lasciano il tempo che trovano. Conviene perciò far partire la storia di questo tourbillon di ruoli dall’interregno gestito da Luisito Suarez (sette gare). Il monumento nerazzurro, nel debutto di coppa Uefa con il Lugano, piazza Javier sulla linea di centrocampo: esterno destro. L’Inter perde e viene eliminata, la domenica dopo in casa col Torino troviamo Zanetti terzino destro ma due settimane più tardi, ospite la Lazio, l’argentino è di nuovo a centrocampo. Dietro di lui lo zio Bergomi ha ritrovato la collocazione di sempre. La gestione Suarez viene interrotta alla decima giornata dall’arrivo di mister Roy Hodgson, fedelissimo del 4-4-2 (come Cuper) e nell’ambito di questo schema Javier diventa il titolare fisso della fascia: ala tornante, si sarebbe detto ai tempi di Causio. Si pensa un po’ tutti che quella sia l’utilizzazione migliore perché quando parte palla al piede è dura fermarlo. Ma, attenzione, il 29 novembre 1995 l’allenatore inglese, in occasione dei quarti di finale di coppa Italia, propone per la prima volta Zanetti sulla corsia mancina. Esattamente come quarto di un centrocampo formato da Carbone, Fresi, Ince e appunto Zanetti. E l’assetto viene confermato nelle due successive gare di campionato, contro Cremonese e Padova con Dell’Anno prima al posto di Ince e poi di Fresi. Quindi Hodgson se ne ricorda nella stagione successiva, perché la squadra, ceduto Roberto Carlos, pende troppo a destra. E Zanetti, docile, si sposta a sinistra contro Parma, Anderlecht, Verona. L’esperimento torna utile al tecnico che succede a Hodgson, cioè Gigi Simoni, che alla prima giornata di campionato, quella del suo debutto e pure del debutto, provvidenziale, di Chino Recoba, schiera un 5-3-2 con Moriero a destra e Javier Zanetti esterno sinistro, due ali che sanno rientrare, cioè. Con il tecnico che ha regalato a Moratti la coppa Uefa, Zanetti gioca stabilmente sulla corsia mancina, anche quando lo schema simodifica in un 4-4-2 col libero (Bergomi). Poi viene accantonato per diverse partite, riemerge in coppa Uefa contro lo Strasburgo e, a sorpresa, gioca mezzala destra, con Moriero al suo fianco e Cauet e Simeone sul centrosinistra. Quella collocazione è stata riproposta di recente anche da Hector Cuper. [...] Lui più che un jolly deve ormai sentirsi un trasformista alla Fregoli, ma continua ad obbedire dinanzi a qualsiasi richiesta. Ricapitoliamo: volante (mediano), terzino destro e sinistro, esterno destro e sinistro, mezzala (oggi si dice centrale) di destra. In effetti mancherebbe proprio un incarico vagante alla Nedved, cui viene accostato per falcata, attitudine a sradicare gli ostacoli e potenza di tiro. “Suvvia, non esageriamo” ripete lui sorridendo. Ma se proprio l’Inter ne avesse bisogno? “Sono a disposizione, come sempre”» (Nicola Cecere, “La Gazzetta dello Sport” 15/10/2003).