Varie, 7 marzo 2002
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ZEEVI Rehavam
ZEEVI Rehavam Gerusalemme (Israele) 20 giugno 1926, Gerusalemme (Israele) 17 ottobre 2001. Politico • «Sette e un quarto del mattino, ottavo piano dell’hotel Hayatt Regency, Gerusalemme est: il ministro del Turismo Rehavam Zeevi torna da solo in camera, dopo aver fatto colazione con la moglie nel ristorante al pianterreno. Esce dall’ascensore, arriva davanti alla porta della sua stanza, e crolla a terra senza un grido, raggiunto alla testa e al collo da tre colpi di pistola, sparati con il silenziatore da distanza ravvicinata. Nella camera accanto, David Hocking, un turista americano, sta facendo la doccia: ”Ho sentito un tonfo, ma ho pensato soltanto che fosse caduto qualcosa”, racconterà poi. ”Due o tre minuti più tardi, nel corridoio è risuonato un urlo disperato. Allora ho indossato l’accappatoio, sono uscito e ho visto una donna in lacrime, china su un uomo in una pozza di sangue”. La donna è la moglie di Zeevi: dà l’allarme, ma il ministro muore poco più tardi in ospedale. Il killer, o i killers, del super ”falco” del governo Sharon si dileguano senza lasciare tracce. Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp) rivendica immediatamente l’azione [...] Mai i palestinesi avevano mirato così in alto, mai c’era stato un attentato contro un ministro, per di più a Gerusalemme, nella capitale. Lo shock riporta Israele ai giorni dell’assassinio di Rabin, ma in quel caso era stato un ebreo a sparare contro il premier e in Medio Oriente tirava aria di pace» (’la Repubblica” 18/10/2001) • «Era soprannominato ”Gandhi”, come il leader pacifista indiano, ma quando era generale teneva come mascotte due leoni in carne ed ossa. Era amico dei leader storici della sinistra israeliana, Dayan e Rabin, ma era l’inventore di una strategia tacciata di razzismo per risolvere la questione palestinese: il trasferimento in massa degli arabi verso altri paesi. Era il ministro più ultranazionalista e bellicoso del governo Sharon, di solito andava in giro con una rivoltella alla cintura, ma si è lasciato sorprendere da un commando palestinese senza neanche una guardia del corpo al suo fianco. Rehavam Zeevi, 75enne ministro del Turismo, assassinato nel suo albergo di Gerusalemme, era un uomo segnato da molti paradossi. L’ultimo è che stato ucciso nel giorno in cui sarebbero diventate effettive le sue dimissioni dall’incarico, date per protesta contro la decisione di Sharon di alleggerire il blocco militare dei Territori Occupati e contro l’apparente intenzione del premier di prepararsi a riprendere il dialogo con Arafat. Da morto ha avuto quello che non poteva avere da vivo: il blocco è stato reinstituito e il dialogo congelato, come prima ritorsione per il suo omicidio. L’ideologia non c’entra con il soprannome: lo chiamavano ”Gandhi” perché da giovane, magrissimo e con la testa rasata a zero, somigliava al padre dell’India e del pacifismo. L’amicizia con Moshe Dayan e Yitzhak Rabin deriva dalla sua militanza nel ”Palmach”, la leggendaria unità d’elite dell’Esercito clandestino ebraico prima della fondazione di Israele nel 1948. Dopo la guerra d’indipendenza si arruolò nell’Esercito regolare e ci rimase fino al ”74, facendo carriera sino al grado di generale. Un generale di ferro, con qualche stravaganza: quando comandò le forze israeliane in Cisgiordania volle tenere come mascotte due leoni, regalatigli da un collega africano, mettendoli in gabbia nel suo quartier generale. Non dava palestinesi in pasto alle fiere, ma il messaggio era chiaro. Lasciata l’uniforme, fu nominato da Rabin, alla sua prima premiership, consulente per l’antiterrorismo. Poi entrò in politica, fondando Molodet (Patria), un partito ultranazionalista di estrema destra. Non prese mai più di due o tre seggi, ma diventò famoso per la proposta di trasferire tutti i palestinesi di Cisgiordania e Gaza in altri paesi arabi: idea bollata come razzismo dalla sinistra, ma lui rispondeva che sarebbe stato un ”trasferimento volontario”, sospinto da incentivi economici, per dare a Israele ”omogeneità etnica”. In seguito è stato ministro in vari governi del Likud. Anche Sharon lo ha voluto con sé: Zeevi aspirava al ministero della Sicurezza, si è dovuto accontentare del Turismo. ”Promuoverà il turismo in Iran ed Egitto”, ha malignato la stampa, alludendo alle parole di un suo compagno di partito, che minacciava di ”bombardare Teheran e la diga di Assuan”» (Enrico Franceschini).