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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

ZetaJones Catherine

• Swansea (Galles) 25 settembre 1969. Attrice. Premio Oscar non protagonista per Chicago. È sposata con Michael Douglas • «[...] «“La maschera di Zorro” è stato un film importantissimo nella mia carriera, lì ho smesso di essere un’attrice inglese e sono diventata una star internazionale. E poi è stato proprio in quel periodo che ho conosciuto mio marito. Le riprese, in Messico, furono un´’esperienza indimenticabile. Ero completamente entrata nella parte; tornata a Hollywood, salutavo tutti in spagnolo: hola, como estas? Un giornale russo scrisse che ero un’attrice messicana. Adoro il sud del mondo, dove guardare fuori dalla finestra è già un’esperienza indimenticabile. I ritmi sono rallentati, ti metti a tavola e ci resti sei ore. [...]”. Dopo sono arrivati Traffic, Chicago, che le ha regalato un Oscar, The Terminal. E il matrimonio con il divo più infedele di Hollywood, al quale ha messo la museruola con un contratto prenuziale che punisce ogni scappatella con fior di miliardi. I gallesi hanno la pelle dura per definizione, ma tenere a bada le insidie dello star system americano non è facile per nessuno. “Gli attori sono attori”, minimizza. “Anche in altri paesi sono trattati come eredi al trono. Michael e io viviamo alle Bermuda proprio per impedire che il lavoro non interferisca con la nostra vita privata. E per le vacanze abbiamo una villa a Mallorca. [...] Sono sempre molto sospettosa quando dicono: ‘Catherine sarebbe perfetta in quella parte’ [...] Non leggo i tabloid, leggo solo libri e copioni”» (Giuseppe Videtti, “la Repubblica” 3/10/2005) • «Essenzialmente attrice televisiva in patria, ha esordito in video nel 1990 collezionando ruoli minori e particine (al cinema è apparsa nel 1996 al fianco di Billy Zane in The Phantom, mediocre rilettura del celebre “Uomo Mascherato”), ma ha trovato la sua grande occasione sotto la maschera di un altro comprimario, Antonio Banderas, ne La maschera di Zorro. Scelta nel 1998 come una delle donne più belle del mondo dalla rivista “People”, nasconde con grande cura la visibilissima cicatrice di una tracheotomia cui è stata sottoposta da bambina» (“Ciak/Celebrity” n.3/1999) • «La sua vita è stata spesso descritta come una favola, la ragazza cresciuta in una fattoria del Galles senza scarpe e senza mangiare diventata una delle attrici più ammirate di Hollywood, agli occhi di molti una delle donne più belle del mondo e, come se non bastasse, anche la sposa felice di un membro di una delle poche dinastie del cinema. “Veramente ho sempre mangiato tre volte al giorno e ho sempre camminato con le scarpe ai piedi”, precisa divertita. Ma se quella parte della favola è un po’ eccessiva, resta che a soli tre anni dal momento in cui si è imposta sulla scena internazionale come l’oggetto del desiderio di Antonio Banderas in Zorro, si ritrova non solo ricercata per la sua avvenenza fisica ma rispettata per le sue capacità di attrice. […] “Da giovane cercavo volutamente di proiettare un’immagine di glamour, ma adesso cerco solo di essere me stessa e le cose mi girano molto meglio. Proteggo la mia immagine solo quando viene abusata, se mi scopro in siti Web sessualmente espliciti o a promuovere un rossetto che non ha mai sfiorato le mie labbra. Allora, mi metto nelle mani degli avvocati”» (Lorenzo Soria, “La Stampa” 27/6/2001) • Accusata di aver fatto una carriera troppo veloce grazie al marito: «Lavoro dall’età di 11 anni, quando debuttai nel musical Annie e volevo diventare ballerina di tip tap. Arrivai a Los Angeles nel 1995. Ero sola in questa città immensa, piena di belle ragazze decise a sfondare. Abitavo in una casa prestatami, avevo una macchina in affitto con la quale giravo da mattina a sera, sentendomi Cenerentola. È stato davvero difficile. Non sono entrata nel cast di Traffic, contro la Roberts che voleva la mia Helena, al seguito di Michael. Soderbergh ha pensato che io, incinta nella realtà, potessi rendere meglio una donna ambigua: per lui, Helena era il contrario dell’immagine di Julia. […] Sono sempre la ragazza determinata che, sognando di fare l’attrice, ammirava più di ogni altra Ingrid Bergman. Nella vita sto bene con Michael e nostro figlio Dylan, che si chiama come il poeta Dylan Thomas, nato nella mia terra del Galles, e anche come Bob Dylan, che una volta ha detto: “Non mandatemi regali, vecchi orologi, oggetti di valore. Se proprio volete, mandatemi una chiave e io cercherò le porte da aprire”» (Giovanna Grassi, “Corriere della Sera” 19/3/2001).