Varie, 7 marzo 2002
ZINGARETTI
ZINGARETTI Luca Roma 11 novembre 1961. Attore. Reso celebre dall’interpretazione in tv del commissario Montalbano, personaggio creato da Andrea Camilleri. «Da quando è apparso in tv per tutti è Salvo Montalbano, più vero dell’originale, tanto che lo scrittore scrive pensando a lui. ”Per quanto mi riguarda” racconta ”ormai nel personaggio mi sento talmente a mio agio, che forse l’unico rischio è quello di farmelo calzare addosso talmente bene, che poi diventa difficile inventare qualcosa di nuovo. Quando sono sul set la sensazione è quella di mettersi un giaccone comodo. Invece Montalbano deve mantenere intatta la tensione morale, continuare a sorprenderci”. Lo ha fatto nella Gita a Tindari, quando per la prima volta, da uomo di giustizia, ha rischiato di trasformarsi in giustiziere. ”Ma in quel caso c’era di mezzo un caso di pedofilia, e ci sono cose che Montalbano non può proprio sopportare: stupisce anche i suoi uomini quando lo trovano con la pistola in pugno, perché la forza di questo commissario sta tutta nel ragionamento”» (’la Repubblica” 3/11/2001). «Un attore molto perbene. E’ un uomo semplice, dotato di sottile ironia, grinta da vendere e grano salis. Un grande professionista riuscito a domare ansia, nevrosi, fretta di arrivare. Dopo il diploma all’Accademia, si sfiniva in tournée teatrali lunghe mesi per ruoli di poche battute. Ma invece di sentirsi il brutto anatroccolo impiegava le sue energie per imparare, assobire come una spugna il mestiere (’la mia carriera? Lineare. Con gavetta, attese a prova di pazienza, dubbi e dintorni”). E infine, nel giro di pochi anni, con film come Gli occhiali d’oro, Il branco, Senza pelle, Abissinia, Vite strozzate, e soprattutto con la fiction d’autore, è diventato Luca Zingaretti, l’attore del giorno. L’uomo grato ad Alberto Sironi per avergli offerto il ruolo di Salvo Montalbano, che si stringe nelle spalle e borbotta ”ma figuriamoci”, quando qualcuno fa il ragionamento opposto: che cosa sarebbe stato di Montalbano senza Zingaretti? Ma la sua non è modestia spicciola. Come tutti i veri attori è alla ricerca del perfettibile, del pelo nell’uovo, ”vizio” che, di solito e se, abbandona chi ha talento in tarda età […] ”Fu un mio compagno di liceo (con lui recitavo nei saggi di fine anno) a dirmi: Luca, proviamo a dare l’esame all’Accademia. Ma dove andiamo? gli dicevo io. E invece fui ammesso. I primi ruoli in teatro, piccoli ma con autori come Ronconi, e nel mio cuore l’altro grande amore: il calcio. Ero stato mediano nel San Paolo Ostiense, e poi nel Rimini, e ci ero stato con slancio e passione...Alla fine, cambiare pelle, poter interpretare dieci, cento personaggi ha avuto più peso di un gol”» (Michela Urbano, ”Il Messaggero” 12/2/2002). «Lui la definisce ”una grossa accelerazione nella vita professionale”, perché non usa mai la parola successo. Forse per pudore, per non dare l’impressione di essersi montato la testa, forse l’attore più richiesto del momento, sa ”che non si può dare niente per scontato”. ”Il successo ti cambia la vita dal punto di vista pratico - ti trovano un tavolo al ristorante - ma è arrivato dopo tanti anni di lavoro, avevo già l’età della ragione”. Si definisce ”un uomo all’antica”, le donne hanno deciso che è un sex symbol. Della sua gavetta - tanto teatro, i ruoli da ”cattivo” al cinema, poi le fiction d’autore - va fierissimo, come delle partite di calcetto con i tecnici sui set di tutto il mondo, e nessuno gli tocchi i 90 minuti di passione quando gioca la Roma. Lo hanno premiato col Telegatto per Perlasca, miglior fiction dell’anno, ”una gioia immensa, perché è come dare un premio all’uomo che ha salvato migliaia di ebrei […] Sono diventato attore per caso: un amico mi portò a fare l’esame in Accademia, fui ammesso. Uno dei miei insegnanti, segno del destino, era Camilleri. Ho cominciato con i piccoli ruoli a teatro anche se in quel periodo giocavo a calcio a Rimini. Un grande amore, e non lo dico io, non sono malaccio: gioco da mediano» (Silvia Fumarola, ”la Repubblica” 8/5/2002). Vedi anche: Luca Telese, ”Sette” n. 35/1998; ”Sette” n. 21/1999; Patrizia Carrano, ”Sette” n. 22/1999.