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 2002  marzo 08 Venerdì calendario

Arnold Eve

• . Nata a Filadelfia (Stati Uniti) nel 1913. Fotografa. «Nel 1948 frequenta un breve corso di fotografia a New York. Trascorre un anno ad Harvard, ritraendo le persone per strada e nei locali. Nel 1951 è la prima donna a entrare alla Magnum. Nel 1962 si trasferisce a Londra. Fotografa Malcolm X negli anni 60, il Tibet degli Anni Settanta, da un viaggio nel 1979 nasce il libro In Cina. Ritrae Marlene Dietrich, Joan Crawford, Richard Nixon. I suoi scatti più noti sono quelli di Marilyn Monroe. Ha pubblicato undici libri, tenuto centinaia di mostre, ricevuto il premio alla carriera della American Society of Magazine Photographers. E’ membro della Royal Photographic Society» (’Il Foglio”, 31/12/2000). «Quando cominciai la mia carriera di fotoreporter, ero considerata una persona particolare, una ”donna in carriera”, un ”fotografo donna”. Le virgolette però non venivano usate per i colleghi maschi: chi ha mai sentito parlare di ”uomini in carriera” o di ”fotografi uomini”? La cosa non mi faceva piacere, ma capivo, come altre donne prima di me, che era parte essenziale della sopravvivenza femminile svolgere il ruolo che mi veniva assegnato. Non potevo combattere contro simili atteggiamenti. Dovevo conoscere meglio le altre donne per cercare di capire cos’era che mi faceva accettare quella situazione. Fu allora che detti inizio al mio progetto, cioè fotografare donne e parlare con loro. Divenni al tempo stesso osservatrice e partecipante. Fotografai donne e ragazze, ricche e povere, le immigrate raccoglitrici di patate di Long Island e la Regina d’Inghilterra, la sposina nomade dell’Hindu Kush in attesa di un marito che non aveva mai visto e l’ape regina di Hollywood che aveva dedicato l’esistenza alle cure di bellezza. E ancora, la donna Zulu col suo bambino morente di fame e le donne di Hoboken, New Jersey, in lacrime per i loro morti. Filmai all’interno degli harem di Abu Dhabi, nei bar di Cuba, in Vaticano. Una nascita a Londra e una cerimonia di fidanzamento nel Caucaso, un divorzio a Mosca e marce di protesta di donne di colore in Virginia. Facce note e facce sconosciute, ma sempre straordinarie. Non sono una femminista radicale, perché non credo nella validità delle barricate, ma ne so qualcosa dei problemi e delle disuguaglianze derivanti dall’essere donna e nel corso degli anni le donne che ho fotografato mi hanno parlato di sé e delle loro vite. Ognuna di loro aveva una storia da raccontare, tipicamente femminile ma anche tipicamente umana. Alcuni temi ricorrenti caratterizzano il mio lavoro. Sono stata povera e ho voluto documentare la povertà. Ho perso un figlio e sono stata ossessionata dalla maternità. Mi sono occupata di politica ed ho voluto scoprire in che modo essa influisce sulla nostra esistenza. Sono una donna ed ho voluto conoscere le donne» (’Il Messaggero”, 28/10/2002).