Varie, 8 marzo 2002
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Betancourt Ingrid
• Bogotà (Colombia) 25 dicembre 1961. Politico. Ex senatrice colombiana, candidata dei verdi alle elezioni presidenziali, fu rapita il 23 febbraio del 2002 dai guerriglieri delle Farc e liberata in circostanze misteriose dopo 1967 giorni, il 2 luglio 2008 • « una donna. Ha poco più di quarant’anni, ed è sudamericana. Ha scelto l’impegno sociale e la politica, e per combattere la corruzione nel suo Paese, per la libertà e la democrazia in Colombia, ha fondato un partito, chiamato Oxigeno Verde. Si era candidata alle elezioni presidenziali, in nome dei suoi ideali, e per questo aveva anche accettato di separarsi dai suoi due bambini, portati all’estero, in un luogo più sicuro, perché la campagna elettorale certo non sarebbe stata facile. E le minacce erano già arrivate, tanto che la sua autobiografia si intitola Forse mi uccideranno domani. Probabilmente, allora, Ingrid Betancourt aveva anche messo in conto quel che poi sarebbe accaduto: il posto di blocco in un villaggio a nord di Bogotà, le domande, il sequestro da parte dei guerriglieri delle Farc, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia. [...] incredibile è che una donna candidata a una consultazione presidenziale sia ancora nelle mani dei suoi sequestratori, senza che l’opinione pubblica mondiale presti alla sua vicenda l’attenzione che dovrebbe. Possibile ci si sia dimenticati di Ingrid Betancourt? Possibile che il mondo non senta il dovere di fare qualcosa per lei? vero, ci sono associazioni internazionali che si battono per i diritti umani e che cercano di farsi sentire, lanciando appelli e raccogliendo firme per chiedere trattative che portino alla sua liberazione. C’è come sempre – e come troppo spesso quasi solitaria – la voce di Giovanni Paolo II, che si è levata [...] a un anno dal rapimento, per chiedere la liberazione di tutte le persone sequestrate in Colombia. C’è un interessamento della Francia, mossa anche dal fatto che la signora Betancourt ha la doppia nazionalità, è cittadina colombiana e francese. Ma non basta, non c’è quella mobilitazione che sempre ci dovrebbe essere quando ovunque, nel mondo, sono calpestati libertà e diritti umani. E se vogliamo essere sinceri, innanzi tutto con noi stessi, non si può sfuggire a una domanda, non ci si può non chiedere: sarebbe stata la stessa cosa se fosse successo a un esponente politico di un Paese occidentale, se fosse stato rapito da un’organizzazione militare o terroristica un candidato alla presidenza francese o un aspirante premier svedese? difficile evitare di rispondere no» (Walter Veltroni, ”Corriere della Sera” 29/8/2003) • «Da dieci anni incarna la lotta alla narcomafia. Ricca, bella e di buona famiglia, ha lasciato a una vita dorata per denunciare gli scandali, dire la verità, riportare la democrazia a Bogotà e rompere la spirale della miseria. Aveva 28 anni, viveva a Parigi con il marito e due figli, quando ricevette una telefonata della madre da Bogotà, che le annunciava in lacrime l’assassinio di Luis-Carlo Galan, il candidato alla presidenza della Colombia che incarnava la speranza del rinnovamento. In quegli anni il Paese viveva sotto le bombe, nel pieno della guerriglia contro Pablo Escobar, spaccato in due tra il bene e il male. ”Mio padre mi aveva inculcato il senso che avevo un debito verso la Colombia, che l’aveva nominato ambasciatore in Francia - raccontò in un’intervista al quotidiano belga ”Le Soir Magazine” -. Così mi dissi che avrei dovuto battermi per la libertà e tornare a casa”. Lo fa, con un obiettivo preciso: aiutare la Colombia a liberarsi dal flagello della droga. Non crede nell’aiuto americano, che liquida con un ”è solo un po’ di show”. Crede piuttosto nella riforma agricola. ”Io appoggio la strada - ama ripetere - è la strada che cambierà le cose. Chi ha tutto non ha nessun interesse a cambiare lo statu quo”. [...] vince le elezioni ed entra in Parlamento con una campagna basata sull’Aids e sulla distribuzione gratuita di preservativi. Nel 2002 apre la sua campagna elettorale con un gesto spregiudicato ma di grande effetto: attraversa il centro di Bogotà alla testa di un corteo di auto, distribuendo pillole di Viagra. Slogan: ”Affinché come colombiani non continuiamo a essere insoddisfatti”. Dietro le pasticche blu c’è la sostanza di un programma elettorale molto attento ai temi sociali e sanitari. E uno slogan assai meno scherzoso: ” tempo di denarcotizzare la Colombia”. Un coraggio esemplare, che l’ha portata dritta filata nella trappola di San Vicente» (’La Stampa”, 25/2/2002) • «Definirla un’ecologista è riduttivo. Per lei anche l’etichetta di leader politico è limitativa. Più che la ”Pasionaria delle Ande”, più che la leader e fondatrice del partito dell’Ossigeno Verde, è un vero personaggio mediatico. Forse solo perché ha capito l’importanza delle azioni simboliche della politica. ingiusto definirla […] come una ”scalmanata a caccia di pubblicità”, come fanno i suoi nemici di Bogotà. vero, figlia di un ex ministro dell’Educazione, già ambasciatore colombiano a Parigi, e di una Miss Colombia, il faro della ribalta se l’è cercato. Ma alla celebrità era più che avvezza: da piccolina discettava d’arte e cultura con l’artista Botero e con Gabriel Garcia Marquez. Il suo ospite preferito era Pablo Neruda che, conoscendo la sua passione per la scrittura, la chiamava ”la mia collega”. In Francia è osannata dagli intellettuali e dalla critica per un’autobiografia best-seller, Forse domani mi uccideranno. E speriamo non sia un titolo preveggente. Per costruire il suo personaggio, ha usato tanta della sua personalità e qualche consiglio dal nuovo marito, architetto e pubblicitario. Inizia con uno sciopero della fame per costringere la magistratura ad aprire un’inchiesta per corruzione nei confronti dell’ex presidente Samper, sul quale ha scritto un j’accuse intitolato Certo che lo sapeva. Distribuisce preservativi per le strade annunciando: ”La corruzione è come l’Aids, proteggetevi”. Non disdegna i servizi fotografici – ”Vanity Fair” ha pubblicato uno speciale su di lei - né i documentari intimisti. Viaggiava proprio con un fotografo di ”Marie Claire” quanto è stata bloccata da quelle Farc che non credono nelle azioni simboliche, ma solo nel potere delle armi. […] Ma la ragazza di buona famiglia diventata leader di un partito che secondo i sondaggi raccoglie solo l’1% dei consensi, non è tutta trovate e capriole pubblicitarie. Ingrid è coraggiosa davvero, fa rumore perché ci crede. Dopo la distribuzione dei condom è stata invitata a un talk show e ha fatto i nomi di 5 deputati corrotti. In un altro dibattito tv ha affrontato alcuni leader delle Farc: ”Ma quando vi siete uniti alla guerriglia pensavate che sareste stati coinvolti e collusi nel narcotraffico?”. Se l’è presa anche con la corruzione nell’esercito, promettendo che, se sarà eletta, gli ufficiali che fiancheggiano i gruppi paramilitari di destra finiranno in prigione. Ha ricevuto minacce da tutti, ha portato i due figli in salvo in Nuova Zelanda, dall’ex marito. Non si è mai tirata indietro. C’è chi le dà della pazza. Una pazza che ora se la vede brutta, perché alle prime indiscrezioni su un possibile scambio tra guerriglieri Farc incarcerati e la candidata di Ossigeno Verde, il ministro dell’Interno Estrada ha risposto: ”Consideriamo la possibilità di liberare prigionieri Farc in cambio dei nostri militari ostaggio della guerriglia, non in cambio di civili”» (Carlo Pizzati, ”la Repubblica” 26/2/2002).