Varie, 8 marzo 2002
BORGHEZIO
BORGHEZIO Mario Torino 3 dicembre 1947. Politico. Eurodeputato della Lega. «Nessun altro leghista potrebbe permetterselo: attaccare il governo a testa bassa. Lui sì. Mario Borghezio può. E lo fa con quel suo tono ruspante da capopopolo a cui è concesso di spararle grosse. Più grosse sono più applausi arrivano, tanto l’obiettivo è quello: scatenare per un pugno di minuti le pulsioni che girano e rigirano nello stomaco del padano di lotta, quello con bandierone e fazzoletto verde annodato al collo. Poi, spellate le mani, ritmato l’urlo ”Bor-ghe-zio, Bor-ghe-zio!”, riposto il bandierone dopo un sorriso compiaciuto al vicino, tutti pronti ad ascoltare le cose serie, ad ascoltare Bossi. Borghezio e i suoi insulti, distribuiti con una parolaccia qui e una là, scivolano nel dimenticatoio. Fino alla prossima manifestazione» (Enrico Caiano, ”Corriere della Sera” 3/3/2002). «Ha un appetito celtico, infatti viaggia abbondantemente oltre i 130 chilogrammi, e ama il linguaggio spigliato e franco, tipico del combattente padano […] ”Confesso che parlare davanti alla folla mi eccita […] A Bruxelles un po’ mi annoio, non sono uomo delle retrovie […] Vorrei tornare a fare il deputato di palude. Della palude padana. Attaccare tutti”» (Antonello Caporale, ”la Repubblica” 8/11/2002). «[...] da giovane militava in un’organizzazione extraparlamentare denominata ”Giovane Europa”. ”Contestavamo da destra Ordine Nuovo che contestava, sempre da destra, l’Msi”. Ora si definisce un ”perfetto, oserei dire, raro esempio di celto-piemontese”. Anche se, aggiunge, ”la tivù un po’ mi deforma”. I suoi discorsi, in compenso, sono chiari. ”Un po’ effervescenti, a volte. Alzo, come dire? i toni. Lo ammetto. Ma la cosa divertente è che qualcuno rischia di impararli a memoria. Grazie a quelli di Blob, su Rai3 [...] me ne sono accorto una mattina a Parigi, al mercatino delle pulci. Ero lì, tranquillo, molto anonimo, confuso tra la folla, quando certi mi fermano e mi indicano: uè, c’è Borghezio... Quello che dice che gli immigrati ci stanno invadendo le città, che i cinesi ci ammazzano l’economia... [...] tanta pubblicità rende molto noto anche il mio volto e io, a questo punto, mi sento un po’ un ”obiettivo vivente’. Perché ormai non mi cercano solo quelle organizzazioni paramilitari che voi, eufemisticamente, chiamate no global, ma anche gli immigrati. Li ho visti i loro sguardi a Torino, intorno a Porta Palazzo. Le ho sentite le frasi borbottate in arabo. Frasi cattive [...] Sul palco mi trasformo, dico quello che mi viene su dalla pancia. qualcosa di eccitante [...] Di più, quasi un orgasmo. Come [...] a Colle Val d’Elsa, in Toscana [...] Avevamo organizzato un comizio contro la costruzione di una moschea e quella piazza era piena, pienissima di comunisti curiosi... Beh, per continuare a parlare un’altra ora, giuro: avrei pagato di mio” [...] ha un solo, grande rammarico. ”Tipi come Fassino, come D’Alema ormai mi usano come modo di dire. Si rivolgono a Berlusconi e gli dicono: tu stai con Borghezio. Non aggiungono altro. Se la cavano con una frase e questo, confesso, mi innervosisce [...]”» (Fabrizio Roncone, ”Corriere della Sera” 7/2/2006).