Varie, 8 marzo 2002
Tags : Ana Patricia. Botín
Botin AnaPatricia
• BOTÍN Ana Patricia Santander (Spagna) 4 ottobre 1960. Banchiere. «L’hanno definita la donna più potente di Spagna. Certo, si chiama Botín, un cognome che indica una delle famiglie più ricche e potenti del Paese. Ma Ana Patricia, poliglotta e appassionata di arte e musica, ha studiato fin da bambina per conquistare la poltrona del padre. Educata nei migliori collegi di Regno Unito, Austria e Svizzera, si è laureata nell’81 in economia ad Harvard e ha cominciato subito dopo a lavorare per la banca d’affari Jp Morgan. Prima negli Stati Uniti, poi a Madrid dove nel 1986 è stata promossa vice presidente per la Spagna. Un anno dopo, però, lascia e comincia a lavorare per la banca di famiglia. La sua carriera è fulminante. Nell’89, a 29 anni, Ana P, come la chiamano i più stretti collaboratori, fa già parte del comitato esecutivo del Santander. Le bastano cinque anni per diventare il numero uno dell’area negoziazioni. Ed è lei a guidare l’espansione del gruppo in Sud America e ad occuparsi dell’ investment banking . Ma l’ascesa si interrompe nel ’99, quando il Banco Santander si fonde con il Central Hispano, per dar vita al primo istituto di credito in Spagna. Le dimissioni di Ana da tutti gli incarichi esecutivi sono il prezzo della fusione, che altrimenti rischia di saltare. La manda via un padre che le ha sempre ripetuto che “la banca è tutto”, come a sua volta ha imparato da suo padre, lui tanto innamorato del suo lavoro da passare in ufficio perfino la domenica. Di quel padre impulsivo, dal quale ha imparato tutto, anche ad andare a caccia (una passione per entrambi), Ana ha lo stesso carattere aggressivo: “lavorare con lei è un incubo”, racconta chi l’ha sperimentato. Ma che sia “una testa brillante” lo riconoscono tutti. Ana obbedisce in silenzio ed esce di scena. Per 3 anni si occupa di Internet, collaborando alla gestione di un incubatore di start-up e lanciando un fondo privato di investimento da 100 milioni di euro. Poi dieci il colpo di scena. Emilio Bothín ha liquidato Angel Corcostegui, l’amministratore delegato del Sch, proveniente dal Banco Central Hispano, dopo che lo scorso agosto si era dimesso il co-presidente del gruppo Jose Maria Amusategui. Il potere di controllo è tornato in famiglia e Ana P è tornata. Che cosa l’aspetta ora? Il Sch, forte soprattutto in Spagna e in America latina, è alleato in Italia del San Paolo Imi (di cui è socio con circa il 7%), in Germania di Commerzbank e in Francia di Société Générale. Ma la progressiva integrazione dei mercati finanziari europei, da completare entro il 2005, come chiede Bruxelles, favorirà una nuova ondata di consolidamento. Ed è in Europa che padre e figlia vogliono crescere» (Giuliana Ferraino, “Corriere della Sera” 24/2/2002). « [...] migliore imprenditrice europea del 2005 [...] la “Conquistadora”. [...] presidente del Banco Español de Credito (Banesto) dal 2002, nel consiglio di amministrazione della banca di famiglia Santander, di Mediobanca e delle Generali, è abituata al successo. [...] Figlia di Emilió Botín, il presidente del Santander (che controlla l’ 8, 6 % del Sanpaolo-Imi, il quale a sua volta possiede il 2, 4% della più importante banca iberica, l’1,4 % di Mediobanca e l’8,7% del Banesto), chiamata dagli amici “Ana P” e ribattezzata da El Mundo “Cleopatra delle finanze spagnole”, la prima banchiera della Piel de Toro si è guadagnata il suo meritato prestigio scalando uno ad uno tutti i gradini della sua carriera. E senza mai favoritismi, benchè, primogenita dei 6 figli di Don Emilio, sia la preferita. Una delle sue frasi favorite, infatti, è: “Nessuno mi ha mai regalato niente”. Sposata dall’83 con Guillermo Morenés, figlio dei marchesi di Borghetto (manager del Santander de Negocios), madre di tre figli, poliglotta, somigliante come una goccia d’acqua al padre, appassionata di piano (eredità della madre irlandese Paloma O’Shea), di arte e di golf (retaggio paterno), la “Conquistadora” ha cominciato la sua gavetta negli Stati Uniti. Ma fin da giovane ha manifestato la sua celebre volontà di ferro. A 10 anni, quando studiava nell’esclusivo collegio Marie Therese di Ginevra, venne sospesa al suo primo esame. Ferita nel suo orgoglio, Doña Ana ha reagito a suo modo: da allora è sempre stata la prima della classe. Laureatasi in economia ad Harvard nell’81, la banchiera, che tutti a Madrid danno come futura timoniera del Santander quando si ritirerà il padre, si è fatta le ossa alla Jp Morgan occupandosi di borsa. Nell’86, promossa vicepresidente della banca d’affari americana in Spagna, torna in patria. E comincia la sua ascesa. Nell’89, a soli 29 anni, il padre la chiama nel consiglio di amministrazione del Santander. Ma nel ’99 arriva il suo primo e finora unico smacco. La banca paterna si è appena fusa con il Central-Hispano quando un reportage di El País illustra la sua figura emergente. L’articolo non piace al co-presidente del Santander Central Hispano e “Cleopatra” si dimette da tutte le sue cariche per per dedicarsi ad una delle sue grandi passioni, l’ebanking. L’esilio dura poco. Il padre la chiama 3 anni dopo a dirigere il Banesto, uno dei gioielli della corona del gruppo Santander. E l’esperienza maturata rivela tutte le sue straordinarie capacità. Solo nei primi 9 mesi del 2005, gli utili netti della sua banca sono stati di 440 milioni di euro, il 16, 2% in più rispetto allo stesso periodo del 2004. Riservata, con il pallino dell’ultima moda, “Ana P” ha impresso subito il suo stile all’istituto di credito. Nel 2003, per dire, ha girato 37 città spagnole per tenere conferenze e far crescere la banca nel settore della piccola e media industria. Risultato: 2mila clienti in più al mese. Grande conoscitrice del mercato sud-americano, in cui ha fatto decollare il Santander, la “Conquistadora” è una sostenitrice del ruolo e della presenza della donna nella banca. Ma non dimentica il business: [...] ha lanciato una carta di credito, “Tú”, che fa sconti al gentil sesso negli acquisti tipicamente femminili. E [...] ha messo sul mercato, insieme al Real Madrid, una credit card davvero innovativa che regala addirittura, per ogni goal segnato dalle “Merengues”, 50 centesimi, 1 o 2 euro ai clienti che spendano rispettivamente dai 400 ai 600 euro, dai 600 ai mille e dai mille in su» (Gian Antonio Orighi, “La Stampa” 15/10/2005). «È nata, come dicono gli inglesi, con il cucchiaio d’argento in bocca [...] figlia, nipote, bisnipote di grandi banchieri, una dinastia che controlla il Santander Central Hispano (SCH), la maggiore banca spagnola e una delle maggiori d’Europa. Con la stessa fortuna nascono in molti ma non tutti dimostrano di meritarla. Ana P. [...] abile, determinata, sicura di sé, elegante, ha lottato fin dall’inizio per sfruttare le proprie capacità, mettendo a tacere coloro che non le davano credito, considerandola solamente una figlia di papà. Figlia di papà lo è ma è anche qualcosa d’altro e di più. Questo è il giudizio del Financial Times, che l’ha prescelta come “businesswoman europea dell’anno”, la numero uno indiscussa del Vecchio Continente. Il grande giornale britannico pensa che nei tre anni da presidente della banca Banesto, quarto istituto di credito spagnolo, gioiello della corona del gruppo Santander, Ana P. sia stata esemplare. Banesto è una banca che ha guadagnato clienti e quota di mercato [...] Il Financial Times e tanti altri osservatori ritengono che la signora, vera “conquistadora”, ricopra un ruolo cruciale nel gruppo Santander, che suo padre presiede con pugno di ferro e stia ponendo le basi per la successione alla testa dell’impero. Il tempo sta dando ragione a suo padre che ha sempre confidato in lei, la primogenita. Discretissima sulla sua vita privata, si sa soltanto che ama il golf e la caccia, come suo padre, che è innamorata della musica classica, come sua madre, che nel tempo libero cerca di scappare nella sua tenuta vicino a Toledo o nella grande casa di famiglia a Santander, in Cantabria. [...] La legge salica, che stabilisce la successione per via maschile, non vige nella famiglia Botín, quarta generazione di banchieri e Ana Patricia, che fra l’altro siede nel consiglio di amministrazione delle Generali a Trieste, ha sempre goduto di particolare considerazione, agli occhi del padre, ben davanti agli eredi maschi. L’unica incertezza è se verrà accettato il “diritto di sangue” che offre ai Botín la presidenza, come valeva nel vecchio Banco Santander prima della fusione con il Central Hispano. Ana Patricia Botín si è convertita nella prima donna che afferra il timone di una grande banca spagnola. Il mondo delle banche è ancora un feudo maschile e non tutte le porte si sono aperte al suo cospetto. Lei ammette di essere stata aiutata dal cognome ma parla di pregiudizi sfavorevoli in un mondo di uomini. Fin da bambina Ana Patricia, donna dura per taluni, distante per altri, molto abile per la maggioranza, ha studiato per affermarsi al massimo livello e, se possibile, conquistare la poltronissima del padre. Reggere le redini di Banesto è un’ottima scuola per dirigere in futuro il colosso SCH. Il curriculum, alla portata di pochi mortali, la aiuta. È stata educata nei migliori collegi in Inghilterra, Austria, Svizzera. Si racconta che quando aveva 10 anni non andò bene a un esame nel collegio “Marie Thérèse” di Ginevra. La sua rabbia fu tale che promise a se stessa di superare con successo gli ostacoli. Le compagne di collegio e in seguito tutti coloro che si sono imbattuti in lei hanno potuto constatare che alla forza di carattere si accompagna una enorme capacità di lavoro. Le prime a provare queste caratteristiche sono state le allieve del “Marie Thérèse”. Ana P. era arrivata senza parlare francese. Dopo un anno lo aveva appreso perfettamente e si era convertita nella prima della classe. Pochi anni dopo era entrata all’Università di Harvard per laurearsi in economia. La prima esperienza lavorativa è alla banca d’affari JP Morgan, negli Stati Uniti e in seguito a Madrid come vicepresidente per la Spagna. Un anno dopo, nel 1987, comincia a lavorare per il Santander. A 29 anni fa già parte del comitato esecutivo della banca e in seguito è capo dell’area negoziazioni prima di guidare l’espansione del gruppo in America Latina. L’ascesa si interrompe nel 1999 quando il Santander si fonde con Central Hispano. Le dimissioni di Ana dagli incarichi esecutivi sono il prezzo da pagare per la fusione che altrimenti rischia di saltare. Ana obbedisce al padre, si dedica a Internet e lancia un fondo di investimenti, ma tre anni dopo il padre, eliminati con superliquidazioni due dirigenti del Central Hispano, la richiama al suo fianco» (Mino Vignolo, “Corriere della Sera” 15/10/2005).