varie, 8 marzo 2002
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Bout Viktor
• Dushanbe (Tagikistan) 13 gennaio 1967. Uno dei più famosi e ricercati trafficanti di armi al mondo, noto come «il mercante di morte», fu arrestato in Thailandia il 6 marzo 2008 • «[...] gli Usa si sono battuti per ottenerne l’estradizione. Alla fine di una partita giocata in pubblico e dietro le quinte le autorità thailandesi hanno detto sì: prendetevi Bout con tutto quello che sa [...] L’impero di Bout [...] inizia quando se ne disfa un altro: l’Urss. L’ex ufficiale di aviazione dalle origini incerte — forse è tagiko o turkmeno — sfrutta conoscenze ed appoggi negli ambienti militari. La sua professione è complessa quanto redditizia: tratta armi. Ma, rispetto ad altri concorrenti, ha idee e metodi innovativi. Per questo Bout diventa “il sistema”. Dispone di compagnie aeree, navi, elicotteri, società affidate a prestanome. Vende Kalashnikov e lanciagranate ai contendenti di uno stesso conflitto. È in ottimi rapporti con piccoli e grandi ras, contrabbandieri di diamanti, dittatori e chiunque abbia bisogno di qualcosa che spari. Il suo migliore amico è però il denaro. E Viktor ne accumula montagne perché le guerre non finiscono mai. E c’è sempre un movimento disposto a sborsare dollari. Si racconta anche che siano stati gli aerei del trafficante a spostare nel 2001 il tesoro dei talebani da Kabul a Dubai. Forse è una leggenda, ma gli esperti antiterrore non se la sentono di smentirla completamente. L’intraprendenza di Viktor è tale da suggestionare anche il cinema. E Nicholas Cage, nel 2005, lo interpreta ne Il signore della guerra. Un bel film bocciato da Viktor: “Pessima storia”. Bout si gode successo e ricchezza, però è sempre molto prudente. Ha molte ville-rifugio — in Sud Africa, negli Emirati, in Ruanda — ma preferisce starsene al sicuro a Mosca. Nell’epopea elettronica si possono concludere affari via email, lasciando a uomini di fiducia il compito della sigla finale. Sono i commessi viaggiatori della guerra — uno di loro finisce in prigione anche in Italia — che vanno a caccia di contratti. Per il trasferimento della merce c’è la flottiglia composta da una quarantina di grossi aerei sparsi in snodi chiave. E per non farli volare a vuoto, Viktor li riempie anche di polli surgelati o fiori. Poliglotta — parla sei lingue — grande tessitore di rapporti, Bout è infaticabile nell’ampliare il raggio d’azione e gli interessi. Consegna “a domicilio” in Africa, Sud America e Afghanistan. Una volta catturato a Bangkok dove lo attirano con l’esca di un megacontratto con le Farc colombiane, Bout ha chiesto aiuto al Cremlino. I russi hanno persino presentato una protesta diplomatica. Inutile. I thailandesi hanno accontentato Washington. Viktor — dicono in tanti — è una miniera di notizie. Se vuole può raccontare tante cose. Sui russi, sui ribelli di ogni angolo della Terra. E, perché no, sugli americani» (Guido Olimpio, “Corriere della Sera” 22/8/2010) • «Ex-ufficiale dell’aviazione sovietica, basso, tarchiato, con i baffi, sembra uscito da un film di James Bond. Secondo l’“intelligence” occidentale ha frequentato l’istituto militare di lingue straniere di Mosca, prima di dedicarsi ad attività più redditizie. Si rifornisce di armi nei paesi dell’ex-blocco sovietico, soprattutto in Romania e Bulgaria, che poi trasporta in ogni angolo del mondo servendosi di 60 velivoli da trasporto Antonov di proprietà della Air Cess, la sua compagnia aerea. Fino al 1997 aveva il quartiere generale a Ostenda, in Belgio, poi si è trasferito negli Emirati arabi uniti. E da Dubai mandava a Kandahar aerei carichi di armi micidiali» (Arturo Zampaglione, “la Repubblica” 27/2/2002).