. Ennio Caretto, Corriere della Sera, 6/3/2002, 6 marzo 2002
Laureati Secondo una ricerca Garza e Regan associates (studio di commercialisti di Washington), l’anno scorso hanno dichiarato bancarotta un milione e mezzo d’americani
Laureati Secondo una ricerca Garza e Regan associates (studio di commercialisti di Washington), l’anno scorso hanno dichiarato bancarotta un milione e mezzo d’americani. Di questi, centomila erano al di sotto dei 25 anni, in maggioranza neolaureati (la bancarotta non consente di liberarsi del debito, ma almeno ritarda il pagamento). In America le migliori università (come Harvard e Yale) sono private, e la retta, alloggio compreso, arriva a 30 mila dollari all’ anno, oltre 33 mila euro (anche i piccoli atenei di provincia, ad ogni modo, costano almeno 4 mila dollari annui). Poiché le borse di studio sono poche, gli studenti dei ceti medi e bassi chiedono in prestito, alle banche o a un apposito istituto federale, circa 22 mila euro a testa (interessi del 7-8 per cento). Oltretutto, pur lavorando, accumulano debiti anche con la carta di credito del campus: in media, nel quadriennio, altri 2.800 dollari (3.100 euro). La situazione è peggiorata con la recessione economica: molti neolaureati, impossibilitati a trovare un lavoro decente, si sono iscritti a una seconda facoltà. Un caso memorabile: Custis Nelloms, 33 anni, due lauree e un modesto impiego, finito in tribunale per un debito di 50 mila dollari (oltre 55 mila euro). Le associazioni dei genitori lottano da tempo, invano, per la diminuzione delle rette e per l’abolizione delle carte di credito sui campus, grosso affare per le banche: la First Usa, ad esempio, paga 13 milioni di dollari alla Università dell’Oklahoma per l’ esclusiva decennale della sua carta di credito.