Varie, 11 marzo 2002
DONZELLI
DONZELLI Carmine Catanzaro 19 ottobre 1948. Editore. Prima di mettersi in proprio, ha lavorato 18 anni all’Einaudi. Ex consigliere d’amministrazione Rai • «Dotato di quell’ottimismo da calabrese molto pragmatico che costituisce la sua forza. ”Eccheccevo’” è infatti il grido di battaglia che qualche suo amico (un po’ fantasiosamente) gli attribuisce. Nel passato, c’è anche l’esperienza alla Marsilio, ma il capolavoro è stata l’idea di fondare a Roma la casa editrice che porta il suo nome e l’intuizione di stampare il libriccino di Norberto Bobbio su Destra e sinistra che è stato il saggio politico più venduto negli ultimi anni e ha fatto la fortuna della casa editrice di via Mentana. Che è anche un simpatico ritrovo per intellettuali di sinistra non vanitosi, noti come Maffettone, Fofi e Berardinelli o più spesso poco noti e provenienti per lo più dal Meridione. Più della Feltrinelli (che ormai viaggia su altre dimensioni) e insieme alla Laterza, la Donzelli in pochi anni è diventata la casa editrice per antonomasia della sinistra. Di tutte le sinistre»[…] un anti-terrazzista di sinistra. Un comunista post-ideologico, alieno (per il momento) da qualsiasi fighettismo» (’Il Messaggero”, 23/2/2002) • «Prese il treno Catanzaro-Torino negli anni Sessanta. Mise a profitto il soggiorno nel capoluogo torinese acquisendo un certo savoir-faire nel mondo dell’edizione e mettendo cappello a casa Donat Cattin, allora gran visir democristiano, di cui impalmò la figlia Pia. Intimamente cattocomunista, è, a detta degli amici, un Narciso con delirio di onnipotenza, un egotico autoreferenziale, nel senso che non passa giorno che Dio fa in terra senza che manifesti la sua visione ovviamente donzelliana del mondo. Chi non lo ama vede in lui solo uno stalinista con animo da boy scout o viceversa. Dopo aver officiato all’Einuadi e alla Marsilio, si mette a editare in proprio. Con pochi danari e alterne fortune. Ha fatto bingo pubblicando l’inutile saggio di Norberto Bobbio, Destra e sinistra. Ha fatto flop con l’altrettanto l’inutile Governare l’Italia di Romano Prodi, di cui non si ricorda una riga dopo quasi tre anni di Ulivo. Ha fatto poi un vero buco nell’etere con un inedito di Karl Popper contro la televisione, da cui si evinceva che la vecchiaia è un naufragio anche per i migliori. Al suo attivo restano comunque la dignità mostrata nei tristi avvenimenti di cui è stato protagonista il cognato Marco Donat Cattin, ex terrorista pentito poi morto in un incidente stradale. E quel gusto dell’anticonformismo che, in occasione della Fiera del libro di Francoforte, lo portò a ritrarre sul Manifesto il mafiologo Pino Arlacchi, trattato indegnamente da penoso simil-intellettuale sciattone e copione. Ma storia di calabresi fu» (’Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 10/10/1998).