Varie, 12 marzo 2002
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GLUCKSMANN André Parigi (Francia) 19 giugno 1937. Filosofo. Uno dei più noti ”nouveaux philosophes”
GLUCKSMANN André Parigi (Francia) 19 giugno 1937. Filosofo. Uno dei più noti ”nouveaux philosophes”. Teorico della dissidenza, critico del marxismo per i suoi esiti pratici sfociati nel totalitarismo, ha posto al centro della propria riflessione, oltre a temi di attualità, il problema del male in tutte le sue sfaccettature. Tra le sue opere più note I padroni del pensiero (1997), L’atto solitario (1983), Le Bien et le Mal (1997) • Dopo essere stato comunista, maoista e ”nouveau philosophe”, negli anni Ottanta appoggia il movimento di Solidarnosc in Polonia e Charta 77 a Praga. Tra i suoi scritti Le Discours de la guerre (1967), La Cuisinière et le Mangeur d’Hommes (1975), in cui paragona lager e gulag, Le Bien et le Mal (1997), e La troisième mort de Dieu (2000). (’L’Espresso” 15/11/2001) • «Uno scrittore filosofo, diventato famoso come nuovo filosofo trent’anni fa. [...] ”La nostra era una critica radicale del marxismo che allora era l’anima della nazione di sinistra[...] In qualche modo, con il lavoro che abbiamo fatto al fianco dei dissidenti dell’Est abbiamo provocato una rivoluzione ante litteram. In pratica, a Parigi, nelle nostre teste il Muro di Berlino era caduto già quindici anni prima. [...] In Francia la filosofia non è capita come in Germania. In Germania un filosofo è una guida, è un paese di preti e pensatori che dal diciottesimo secolo hanno una funzione profetica. In Francia sono gli storici che dicono quale è l’anima. I filosofi sono più critici e più liberi, rappresentano il pepe. Lo spirito di contraddizione da Montaigne in poi [...] Sono molto minoritario perché dall’estrema sinistra all’estrema destra, dai socialisti fino al presidente della Repubblica tutti erano uniti in un’anti americanismo primario e compatto. Ma non è grave perché la filosofia francese contraddice e critica [...] I filososfi non incarnano una sola idea. La maggior parte degli intellettuali diffondono delle ricette per esistere: come vivere tranquilli, come vivere in coppia, come non avere dei problemi. La mia idea è che i filosofi invece devono parlare di rischi, di drammi, che la gente non vuol vedere. In questo senso il fatto che in Europa si coltiva l’idea che non esiste il male è terribile [...] Chiamo intellettuale chi si guadagna da vivere con le idee con le parole che le diffondono. Ci sono intellettuali da caffé e da giornale. Sartre metteva sullo stesso piano nel ’42 i condottieri di popoli, i führer e la gente che parla nei caffé” [...]» (Alain Elkann, ”La Stampa” 10/1/2005).