Vittorio Zucconi su la Repubblica dell’11/03/02 a pagina 15; la Repubblica del 13/03/02 a pagina 19., 11 marzo 2002
Il profugo russo Viktor Kamkin nel 1949 aprì una libreria nei sobborghi industriali di Washington. Nel suo negozio, un magazzino grande come un campo di calcio, raccoglieva tutte le pubblicazioni russe degli ultimi cinquant’anni: comunicati ministeriali, atti di congressi, statistiche (anche false), libri dell’Armata Rossa
Il profugo russo Viktor Kamkin nel 1949 aprì una libreria nei sobborghi industriali di Washington. Nel suo negozio, un magazzino grande come un campo di calcio, raccoglieva tutte le pubblicazioni russe degli ultimi cinquant’anni: comunicati ministeriali, atti di congressi, statistiche (anche false), libri dell’Armata Rossa. La libreria era frequentata da esperti di studi sovietici, giornalisti, professori, accademici, ma anche da agenti del Kgb e funzionari della Cia (Oleg Kalugin, colonnello del Kgb rifugiato a Washington: «Il negozio di Victor era un microcosmo del grande gioco spionistico»). Negli anni della Guerra Fredda, Kamkin arrivò a guadagnare 2 milioni di dollari l’anno e ad avere 40 librai impiegati, russi e profughi anch’essi. Molti testi erano forniti direttamente dal Cremlino, che si liberava di paccottiglia propagandistica in cambio di dollari. All’inizio di quest’anno, l’ultimo proprietario Igor Kalageorgy ha dichiarato fallimento: vendite per 15 mila dollari e debiti per 300 mila. Dal momento che nessuno ha voluto acquistare i libri rimasti, la polizia della contea di Montgomery ha ordinato che vengano bruciati nell’inceneritore comunale, alle porte di Washington. L’intervento di un deputato repubblicano e di uno storico della Biblioteca del Congresso, però, ha impedito il rogo.