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 2002  marzo 12 Martedì calendario

Calvizie. Siccome soffriva di una calvizie precoce, Amedeo VII si fece raggirare da un Grandville, sedicente figlio di un gentiluomo boemo, medico diplomato nelle università di Montpellier e di Padova Costui gli rasò i pochi capelli rimasti, gli prescrisse un lavaggio con acqua quasi bollente mescolata a varie sostanze, costringendolo a casa con la testa fasciata per quattro giorni, e per ravvivare il suo colorito gli somministrò delle pillole amare, provenienti da Cipro

Calvizie. Siccome soffriva di una calvizie precoce, Amedeo VII si fece raggirare da un Grandville, sedicente figlio di un gentiluomo boemo, medico diplomato nelle università di Montpellier e di Padova Costui gli rasò i pochi capelli rimasti, gli prescrisse un lavaggio con acqua quasi bollente mescolata a varie sostanze, costringendolo a casa con la testa fasciata per quattro giorni, e per ravvivare il suo colorito gli somministrò delle pillole amare, provenienti da Cipro. Risultato: il Conte fu preso presto da un’estrema debolezza, non poté schiudere i denti, gli si gonfiò la lingua e lo prese una gran mal di testa. Il ventre gli si gonfiò a tal punto che due persone dovevano comprimerlo per paura che scoppiasse. Chiamato in fretta, il Grandville cercò di fargli aprire la bocca incitandolo a sternutire, ma il Conte gli rispose: "Farei più facilmente qualsiasi altro rumore. Possiate trovarvi al mio posto, voi che mi avete ridotto in questo stato". Su consiglio dei medici Omobono, Besuchi e Pasquali, fu tentato l’estremo rimedio di immergere il Conte in un bagno di sangue di volpe, ma invano. La preparazione prevedeva di mettere sul fuoco una caldaia piena d’acqua, di vino e d’olio, nella quale si buttavano e si facevano bollire le volpi vive. Il liquido era poi versato in una tinozza per il bagno (in quell’occasione le volpi furono catturate morte). Il Conte Rosso morì a 31 anni, la notte tra il I° e il 2 novembre 1391. Le esequie si svolsero il 2 aprile. Per far fronte alle spese Bona di Borbone vendette a Ginevra parecchi oggetti d’oreficeria e persino una collana ornata col motto del defunto.