Maria Maggi, La Macchina del Tempo, n. 1 gennaio 2002, pp. 56-64, 1 gennaio 2002
El Niño è un’anomala corrente calda oceanica che si forma ogni 3-6 anni nelle acque superficiali del Pacifico nel periodo natalizio e poi dura diversi mesi
El Niño è un’anomala corrente calda oceanica che si forma ogni 3-6 anni nelle acque superficiali del Pacifico nel periodo natalizio e poi dura diversi mesi. Si manifesta quando si indeboliscono gli alisei. Questi venti costanti, provenienti da est, tengono nel mezzo del Pacifico la Controcorrente Equatoriale e provocano così la risalita dal fondo marino, al largo del Perù, di acque fredde ricche di plancton. La Controcorrente, senza l’ostacolo degli alisei, può espandersi verso est e impedire la risalita di acqua presso le coste, con gravi effetti per la vita acquatica e per il clima. L’ultimo Niño, al culmine nel dicembre ’97, ha mutato l’andamento meteorologico dell’intero Pacifico equatoriale e, di conseguenza, di tutto il pianeta. In particolare l’Indonesia ha avuto mesi di siccità, le foreste di Sumatra, del Borneo e della Malaysia sono state divorate da incendi, in Mongolia la temperatura ha raggiunto i 42°C, in Kenya le precipitazioni hanno superato la norma di 1000 mm e il Madagascar è stato flagellato da cicloni. Al Niño, poi, è seguita La Niña, con un andamento climatico ed effetti sul pianeta che sono in genere l’opposto. Dove c’erano inondazioni è intervenuta la siccità, dove l’inverno era diventato mite, il clima si è fatto insolitamente inclemente. Anche se la documentazione scritta degli effetti del Niño in Perù risale al 1525 e addirittura i ricercatori hanno scoperto tracce geologiche databili a 17.500 anni fa, è solo da una quindicina d’anni che gli scienziati stanno studiando a fondo il fenomeno. I climatologi, analizzando i dati in loro possesso relativamente all’ultimo secolo, sono d’accordo nel rilevare che gli eventi del Niño sono diventati più frequenti e sempre più caldi. Nell’ultimo secolo si sono manifestati 23 El Niño e 15 La Niña. Dei dieci Niño più forti, quattro, i maggiori, si sono verificati a partire dagli anni ’80. Non si sa ancora se questi dati indichino una tendenza irreversibile verso un aumento di intensità, oppure la concentrazione sia solo casuale. Un fatto però è certo: con il riscaldamento globale del pianeta provocato dalle attività umane, cresce la quantità di calore disponibile. Perciò il ciclo potrebbe accorciarsi, o perché diminuisce il tempo di ricarica, o perché il calore viene liberato in maniera meno efficiente. Alcuni studiosi, quindi, mettono in relazione l’inasprimento del Niño con l’aumento dell’emissione dei gas serra. E il prossimo El Niño è alle porte: si scatenerà alla fine del 2002.