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 2002  gennaio 01 Martedì calendario

Non esistono ancora però modelli completamente affidabili della futura evoluzione climatica perché si ignorano molte variabili, come per esempio la quantità di vapor d’acqua ad alta quota nelle regioni tropicali, oppure gli effettivi percorsi e influssi di tutte le correnti marine

Non esistono ancora però modelli completamente affidabili della futura evoluzione climatica perché si ignorano molte variabili, come per esempio la quantità di vapor d’acqua ad alta quota nelle regioni tropicali, oppure gli effettivi percorsi e influssi di tutte le correnti marine. Un’altro effetto, molto probabile, del cambiamento climatico sarà la progressiva desertificazione di molte zone. Tra poco, forse, approderanno sulle nostre coste addirittura intere popolazioni provenienti dall’Africa Settentrionale per l’espansione del deserto del Sahara. La crescente desertificazione, lo scioglimento dei ghiacci polari e l’incremento delle perturbazioni sono in stretta relazione con l’aumento di temperatura, dovuto all’effetto serra. Proprio per accordarsi sulle misure da adottare per diminuire l’effetto serra fu organizzata dall’Onu per la prima volta nel 1992, a Rio de Janeiro, la Conferenza Mondiale sul clima. Si dibatterono i problemi e si capì che era indispensabile una riduzione dei gas serra a breve termine, ma non si giunse a niente di concreto. Da allora si lavorò sia sul piano scientifico, che su quello politico, per capire meglio cosa fare. Vi fu l’importante Conferenza Mondiale di Kyoto nel 1997, in cui si decise di diminuire l’emissione di anidride carbonica entro il 2012 del 5% rispetto ai livelli del 1990, ripartendone i costi. In seguito si tennero, con alterne vicende, altri tre summit, a Buenos Aires nel 1998, all’Aja nel 2000 e a Marrakech nel 2001, per far rispettare gli impegni di Kyoto. L’accordo è stato alla fine raggiunto, con regole però meno rigide, anche con paesi come gli Stati Uniti responsabili dell’emissione del 25% di gas serra di tutto il pianeta. L’impegno di taglio dei gas serra nei paesi industrializzati si è limitato al 5,2% (l’impegno preso dall’Italia è del 6,5% e dall’Unione Europea dell’8%) e i paesi più inquinanti hanno la possibilità di aumentare l’estensione delle foreste invece che riconvertire le industrie. Molti scienziati però sono scettici sulla reale validità di queste misure per evitare sconvolgimenti climatici. Il taglio del 5,2% dovrebbe essere solo il primo passo, per poi salire fino all’80%! Ormai alcuni ritengono inarrestabili le variazioni climatiche, vista la mancanza di volontà per decisioni più radicali da parte dei governi, e pensano che si dovrebbe in breve studiare procedure e tecnologie di adattamento per non subire troppi danni.