varie, 14 marzo 2002
GREGANTI
GREGANTI Primo. Jesi (Ancona) 4 febbraio 1944. Ex funzionario del Pci-Pds accusato di avere trattato tangenti per il suo partito. Quando fu arrestato trascorse circa sei mesi a San Vittore in custodia cautelare. Finì sotto inchiesta con l’accusa di aver procurato al partito un miliardo e 200 milioni. Quando l’allora pm Antonio Di Pietro lo fece arrestare, disse che i soldi nel mirino dell’inchiesta erano soltanto suoi. Non crollò mai durante gli interrogatori. Da operaio Fiat a manager del partito, per il suo silenzio fu soprannominato ”l’uomo di marmo”. Si disse che pur di farlo confessare lo avessero svegliato nel sonno, che furono fatte pressioni persino sulla famiglia. Lui, la sua odissea la raccontò in un libro. Nella sentenza di secondo grado, pronunciata il 17 maggio 2000, i giudici definirono Greganti «il fiduciario del Pci pronto a mettere a disposizione i propri conti personali per esigenze lecite e illecite del partito». Nel marzo 2002 ha subito una condanna definitiva a tre anni di reclusione (Elsa Vinci, ”la Repubblica” 7/3/2002) • «[...] l’inossidabile Compagno G accusato di aver finanziato illecitamente il Pci, e per questo arrestato durante Mani pulite [...] nel libro intervista con Luciano Consoli il Compagno G critica Mani pulite [...] ”Non è vero che la critico. Continuo ad apprezzare lo spirito che muoveva alcuni palazzi di giustizia. Trovo, però che non abbiano ottenuto fino in fondo i risultati che si prefiggevano, tant’è che ancora oggi ogni tanto si sente dire: ”Ecco, ci risiamo...’ [...] Secondo me ci sono stati due difetti. Il primo è negli eccessi di protagonismo di certi magistrati, lo abbiamo visto tutti. L’altro è stata la totale assenza della politica: ogni mattina in quel periodo i vertici dei partiti, dei comuni, delle aziende, dei sindacati, prima di discutere e di prendere decisioni aspettavano il bollettino degli arresti. Due errori di cui paghiamo ancora oggi le conseguenze [...] La sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. La scarsa credibilità del palazzo e dei partiti [...] Io, ad esempio, sono stato arrestato. Se poi non sono state trovate prove di illeciti sistematici da parte dei comunisti, magari vuol dire che non eravamo tutti uguali. [...]”» (Marco Gregoretti, ”La Stampa” 22/11/2006).