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 2002  marzo 14 Giovedì calendario

INTINI

INTINI Ugo Milano 30 giugno 1941. Politico. Laureato in giurisprudenza, giornalista, è stato direttore di ”Critica sociale”, ”Il Lavoro”, ”l’Avanti”. Deputato per il Psi dal 1983 al 1994, nel 2001 fu eletto con lo Sdi. Sottosegretario/viceministro agli Esteri nell’Amato II (2000-2001) e nel Prodi II (2006-2008) • «Per due decenni il portavoce dei socialisti di Craxi. Oggi, per una curiosa rimozione, è il portavoce dei socialisti di Turati, Nenni e Pertini. Con il suo volto ha contribuito a dare umanità al Psi degli anni Ottanta. Amato per la sua travolgente simpatia, con una sua voce avvolgente, è stato al fianco del leader socialista rappresentandone la coscienza critica e propositiva. Memorabili sono i suoi contrasti con il capo: la volta che si impuntò nel definire bellissimo un discorso che Craxi riconosceva come bello è l’occasione in cui propose di rinunciare alla lettura del suo intervento congressuale per rileggere la relazione d’apertura del segretario. Ha diretto insieme a Roberto Villetti ”L’Avanti!” quotidiano socialista che sotto la sua gestione ha centrato la conquista di due primati: più debiti di ”Paese” Sera e meno copie dell’’Eco” del Bitonto. Ai buffi pensava Balzamo. Specializzato sulle nefandezze dei comunisti italiani e mondiali, sulle loro forme di finanziamento illecite e illecitissime. Nel 1994, coraggiosamente, sostiene di non volere più essere eterodiretto da Hammamet. considerato da pochi suoi detrattori uno Iagougo» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 17/10/1998) • «Ha più di sessant’anni, ma non gli è passato un giorno. Sembra sempre un giovane professore un po’ timido, di quelli che incontri in treno e ti cedono il posto migliore. stato per almeno un decennio uno degli uomini più potenti d’Italia, ma ha sempre avuto un suo stile semplice ed austero. Ha adorato Bettino Craxi, ma ha preso l’aereo per Hammamet soltanto dopo il 1996, per chiarire un dissidio politico col suo capo prima che fosse troppo tardi, ”Non amavo quel clan e quei riti...”, confessa sorridendo, con l’orgoglio di chi ne è uscito senza macchia. […] Per lui e per la sua famiglia vivere a Milano negli anni di Tangentopoli è stato un incubo, ”arrivavano molti insulti, dalla gente della strada, da chi sentiva il mio cognome, un po’ raro. Sono stato molto solo, nel periodo della caccia alle streghe”. L’amicizia fra Intini e Craxi risale al 1960. ”Eravamo due ragazzi, a Milano. Io vicecronista comunale dell’’Avanti!” , avevo 19 anni, ero autonomista e nenniano, Bettino era il più giovane eletto ed era il mio leader. Il primo articolo che scrissi su di lui raccontava una sua iniziativa per rimettere a posto le fontanelle della città. In municipio governava il primo centrosinistra italiano, un laboratorio politico, c’era anche Eugenio Scalfari... Nel 1968 organizzai la campagna elettorale, la terna che mi aveva affidato Nenni era secca: Craxi, Loris Fortuna, Scalfari. Furono eletti alla Camera tutti e tre: Fortuna era il protagonista della battaglia per il divorzio, Scalfari aveva svelato, sull’’Espresso”, con Lino Jannuzzi, che fu eletto senatore socialista, il tentato golpe, quel tintinnar di sciabole organizzato, guarda un po’, sotto l’ala del padre di Mario Segni. Ma non era facile tirar su voti, tra i compagni della base, dovetti faticare a convincerli: Fortuna e Scalfari non giravano per le sezioni”. […] Ugo Palmiro Intini, come lo chiamò Michele Serra sul ”l’Unità” , negli anni in cui l’’Avanti!” sparava contro Togliatti, è ancora convinto che se il Pci avesse chiuso prima i conti col passato, oggi l’alternativa socialista sarebbe una realtà, proprio come in Francia. Ma confida, con autentico rimpianto: ”Dovevamo avere più rispetto per la svolta dei postcomunisti e non dare l’impressione di pretendere una Norimberga...”. Il vero rimorso, tuttavia, non risiede nell’aver fatto parte di un partito che incassava denaro e tangenti, ”Quello era il sistema di tutti, accettato e condiviso. E il Psi era il vaso di coccio, in mezzo a una Dc che aveva tutto il potere, tutte le banche e l’Iri, e un Pci che poteva contare sull’Urss e sulle coop. E voglio dire che allora il denaro era un mezzo, uno strumento, ora è diventato il fine unico della politica della maggioranza che ci governa”. No, il rimorso di Ugo Intini è un altro: ”Dopo il disastro, ho fatto il giro delle nostre sezioni, in tutta Italia, provincia per provincia, per rimettere su il partito. I nostri erano scappati, tutti a riciclarsi in fretta e furia. Ho trovato solo i compagni veri, quelli che non avevamo mai premiato e neppure riconosciuto. A tutti loro, voglio chiedere pubblicamente scusa”» (Barbara Palombelli, ”Corriere della Sera” 11/2/2002).