n, 14 marzo 2002
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KNIGHT Robert. Nato ad Orrville (Stati Uniti) il 25 ottobre 1940. «Il generale della pallacanestro americana, al secolo Robert Montgomery Knight, ”Bobby” per gli amici (pochi), ”coach Knight” per un paio di generazioni di giocatori, molti dei quali, dopo la sua cura, hanno smesso di giocare
KNIGHT Robert. Nato ad Orrville (Stati Uniti) il 25 ottobre 1940. «Il generale della pallacanestro americana, al secolo Robert Montgomery Knight, ”Bobby” per gli amici (pochi), ”coach Knight” per un paio di generazioni di giocatori, molti dei quali, dopo la sua cura, hanno smesso di giocare. [...] Lo strafamoso episodio del lancio di sedia sul campo, avvenuto nel 1985 durante una partita contro Purdue: la sedia scivolò sul parquet finendo quasi addosso a un gruppetto di disabili in carrozzella. Il giorno dopo, qualche giornale chiese la testa di mister Knight: negli anni successivi, sarebbe accaduto almeno un’altra dozzina di volte. [...] Miracolo è la parola giusta per definire tutta la vita del Generale. E non solo per via della carriera straordinaria culminata con i tre titoli Ncaa vinti da Indiana, con l’oro olimpico conquistato dagli Usa a Los Angeles ’84 e con le decine di riconoscimenti personali collezionati in ogni angolo d’America. No, il miracolo è di essere riuscito a stare in panchina per quasi quarant’anni senza che nessuno, qualche suo giocatore in particolare, gli abbia teso un agguato e tentato di assassinarlo. Lui, al contrario, ha spesso usato la forza bruta per farsi capire in allenamento e in partita: ne sanno qualcosa Isiah Thomas, uno che poi ha fatto carriera nella Nba, o il povero Steve Alford. Il Generale non ha mai fatto distinzioni di razza, religione o familiarità: nel ’94 colpì con una testata, imbambolandolo, la matricola Sherron Wilkerson, ma nel ’93 aveva anche preso a calci nel sedere, davanti al pubblico incredulo, il figlio Pat; nel ’79 insultò un poliziotto di Portorico (l’isola chiese inutilmente l’estradizione per processarlo), ma qualche mese prima aveva seppellito di contumelie razziste un suo giocatore di colore. Innumerevoli e pittoresche le espressioni usate in conferenza stampa contro questo o quel collega: ”cacca di gallina” e ”sumbitch” (’figlio di...”) le preferite. Un genio nel suo mestiere (fu lui a inventare la difesa help and recover ), un po’ greve nella vita: una sera del 1988, ospite tv di Connie Chung (la Maurizia Costanzo Usa), sostenne che ”se lo stupro è inevitabile, tanto vale che una donna si rilassi e ne goda”. Un gruppo di femministe gli sfilò sotto casa per tutta una giornata. Eppure, nonostante le intemperanze e le esagerazioni, per 29 anni è stato il totem intoccabile di IU, Indiana University, piccola alma mater di Bloomington, centro contadino della Corn Belt americana assurto a metropoli del basket giovanile proprio grazie alle imprese dei mitici Hoosier di Knight. L’unione, che sembrava indissolubile, si spezzò nel settembre del 2000, quando le ultime voci sulle intemperanze del Generale (uno studente lo accusò di avergli strizzato un braccio, prima ancora un giocatore lo denunciò per un tentativo di strangolamento) causarono l’impensabile divorzio. Ma poteva uno come the General rimanere disoccupato? Certo che no: nel gennaio 2001 lo contattarono i Red Raiders di Texas Tech, sede universitaria a Lubbock e casa del basket nella United Spirit Arena. La squadra vagava nell’anonimato da qualche anno: 9 vittorie e 19 sconfitte nell’ultima stagione pre-Knight, 21 vittorie e 8 sconfitte nell’attuale, e soprattutto un incremento del 45% pubblico pagante e del merchandising . Con un milione e 250 mila dollari diluiti in cinque anni, la metà esatta del salario medio dei coach delle Big 12, i Red Raiders possono davvero dire di aver fatto un grandissimo affare. Quando si presentò a Lubbock, il Generale non cambiò il colore della casacca: rossa era a Indiana, rossa è a Texas Tech. ”Ma spero che sia più confortevole di quella che ho indossato negli ultimi sei anni” sibilò. E come accadde nella Corn Belt, dove ha lasciato legioni di orfani, anche nello sconfinato Texas la popolarità di The General ha travolto ogni pudore: alle partite i fans lo incitano ricordando il lancio a Purdue (’Dai, tiragli una sedia!”), e alcuni tifosi vanno alla Us Arena in tenuta da caccia, nel ricordo di quando coach Bobby, durante una partita al cervo, sparò una fucilata accidentale a un compagno. così che, facendo leva su genio, abilità e carisma, chiedendo l’impossibile ai giocatori e sottoponendoli a maltrattamenti indicibili, al Generale è riuscito il miracolo di portare i Red Raiders nella fase calda della Ncaa, perdendo solo in semifinale nella Big Twelve (90-50) contro Kansas, la grande favorita. Il torneo è una specie di carosello infernale che al via della stagione conta circa 250 squadre. Una sola arriva alla fine e non sarà Texas Tech. Ma Bobby ”ciclone” Knight, the General, il Grande Orso, l’uomo che fa tremare i palazzetti d’America a suon di ”fuck” e ”sumbitch”, è in lizza per il premio di allenatore dell’anno. Un San Gennaro laico: con lui i miracoli si rinnovano sempre» (Claudio Colombo, ”Corriere della Sera” 10/3/2002).