Fulvio Milone, "La Stampa" 14/3/2002., 14 marzo 2002
Giorgio Corbelli, nato 46 anni fa a Sant’Arcangelo in Romagna, figlio di un muratore. A venticinque anni lascia il paese per trasferirsi a Rimini, in tasca «un diploma da geometra, pochi spiccioli e un mucchio di sogni»
Giorgio Corbelli, nato 46 anni fa a Sant’Arcangelo in Romagna, figlio di un muratore. A venticinque anni lascia il paese per trasferirsi a Rimini, in tasca «un diploma da geometra, pochi spiccioli e un mucchio di sogni». A introdurlo nell’ambiente è Giacomo Chiossone, che dopo un altro trasferimento, stavolta a Brescia, lo prende come socio: i due fondano la casa d’aste Michelangelo, specializzata nella vendita di arredi di ville antiche. Lui, coinvolgendo un terzo socio, l’iraniano Bahman Azizian, s’inventa Telemarket, «un progetto ambizioso, forse troppo per i due soci che preferiscono tirarsi indietro. Corbelli non si scoraggia: si getta a capofitto nell’impresa e ne esce vincitore. La fortuna non smette di arridere alla Gioca, la società lussemburghese la cui ragione sociale è una sintesi delle iniziali del suo nome, Giorgio, e di quello della moglie, Carla». La moglie e i due figli (Claudio di quattordici anni e Paolo di dieci) vivono in una villa in collina, appena fuori Brescia. Lui in casa si fa vedere poco, «macina miliardi come chicchi di caffè». La sua Telemarket vende anche un Picasso, un Botero, un De Chirico. Le aste vanno avanti senza interruzione, ventiquattr’ore su ventiquattro, 365 giorni l’anno, e si vende di tutto: mobili, orologi, quadri, gioielli. Corbelli compra anche moltissimo: la maggioranza delle azioni della casa d’arte Semenzato, il 28,5 per cento della Finarte. Dopo i soldi, ha una sola passione, lo sport. Rileva le squadre di basket di Forlì, di Brescia e di Roma, che poi vende. Dopo viene il Calcio Napoli, da trent’anni nelle mani di Ferlaino. Rapporto burrascoso, «l’umorale e vulcanico re delle televendite non ama lo schivo e astuto costruttore napoletano». Le trattative per la vendita della squadra vanno avanti per due anni: nel maggio 2000 Corbelli si aggiudica il 25 per cento della società, una quota analoga passa di mano il mese successivo. Il Napoli, intanto, è tornato in serie A. I mesi passano: quando la squadra precipita in B, Corbelli se la prende con la Lega Calcio, parla di complotti di poteri forti, ma il Napoli gli interessa anche se «degradato» e alla fine (cronaca di questi giorni) si aggiudica l’80 per cento delle azioni. «Ora che è in prigione, i tifosi e la squadra vivono ore di angoscia».