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 2002  marzo 15 Venerdì calendario

PARUZZI

PARUZZI Gabriella Udine 21 giugno 1969. Sciatrice di fondo, medaglia d’oro nella 30 km alle olimpiadi di Salt Lake City 2002 grazie alla squalifica per doping della russa Lazutina. Vanta un bronzo in staffetta nel ”92 ad Albertville, uno a Lillehammer ”94,uno a Nagano ”98, uno a Torino 2006. Ai Mondiali ha debuttato in Val di Fiemme nel ”91 conquistando l’argento in staffetta. Poi, sempre in staffetta, ha ottenuto l’argento a Falun ”93 e Ramsau ”99 e il bronzo a Lahti 2001. «Spigolosa, ma solo nel fisico e negli zigomi alti, non si risente se le chiedono dettagli biografici come a una nuova promessa: ”I miei genitori? No, nessuno dei due sa sciare, non sono nemmeno degli sportivi. I nonni? Nonno Giuseppe ha fatto la guerra, nonna Lucia è morta due anni fa, ne aveva 101. Come ho cominciato? Non c’era molto altro da fare a Fusino, dove abitavamo allora. Ho messo gli sci a 7 anni, per seguire gli amici. A venti è diventato un mestiere”. Era diventata una professionista, e stava perdendo di vista anche quel simpatico compagno di classe, l’Alfredo, con cui aveva fatto le medie a Tarvisio e che poi era diventato un maestro di sci. ”Ci siamo ritrovati sette anni fa, a Lillehammer, e abbiamo ripreso a frequentarci”. Così volentieri che si sono sposati, il 15 giugno del ”99» (Elisabetta Rosaspina, ”Corriere della Sera” 26/2/2002). «’Sono cattolica, però nello sport devi contare solo sulle tue forze. Anch’io ho gli angeli custodi: sono uomini e si sono alternati al momento giusto. tutto scritto nel destino, spero solo che non ci sia scritto che perderò la Coppa per un punto. Non ci starei!” [...] Gli attrezzi del mestiere, Gabri, li tiene in macchina: pronti per l’uso. Dipende dal sentiero: camoscio o bosco? La mattina, dopo una colazione elaborata, s’inerpica verso l’arena che ora porta il suo nome e cognome, battuta da stambecchi e cervi. ”Mi fanno spesso compagnia”. Gabri s’allena e poi in funivia raggiunge Alfredo, il marito che gestisce il ristorante Rododentro, dal nome del fiore: ”Quassù io sono come Heidi”. [...] Sognava di diventare ”una Julia Roberts, un’attrice emblematica per me”, ma essendo realista ha trovato il successo nello sci più faticoso e povero che non consente visibilità nemmeno a un’olimpionica. Anche lo staff è un’idea: però s’accontenta e spera. [...] A Camporosso ci vive da quando si sposò (prima abitava nela vicina Fusine in una casa a fianco della ferrovia), dopo Nagano nel ”98. [...] Il padre Lucio, talmente preso e appassionato che – racconta questa friulana allegra e guascona – ”vede le mie gare anche a Ferragosto e custodisce tutte le coppe e le medaglie di una carriera, sino al matrimonio. A casa non so dove mettere ancora l’oro olimpico, magari aspetto la Coppa per organizzare un angolo della gloria. E poi papà organizza i libri sui miei articoli. Mamma Giuliana è una friulana concreta: mi dice sempre ’hai mangiato bene?’. Pensa che tutta la salute e la forza vengano da lì...”. Il fratello Marco è stato fondista, poi ciclista: ”Insieme battevamo la pista di discesa davanti a casa, quanto ci divertivamo, io facevo l’apripista nel salto. Che ruzzoloni”. Poi a 7 anni, Gabri decise d’incrociare i binari veri della ferrovia di Fusine con quelli sulla neve. Una sorta di Spartiacque, dal nome dell’hotel in paese sempre di sua proprietà dove Gabriella serve i turisti: ”Qui mia cognata Raffaella è come una segretaria, un filtro. Perché sa che quando sono a casa ho bisogno di staccare, di rimanere tranquilla. Le farò un monumento”. In cucina la suocera Sonia dirige le operazioni, il suocero Gino è uno dei capi tifosi del fans club Paruzzi. Con due amiche, Alessandra e Monica, si concede talvolta una pizza: ”Non si parla di sci”. Con la parrucchiera Roberta va diversamente: ”Mi dice sempre ’bentornata a casa, campionessa’: che stress!”. [...] A casa, Gabriella odia ”pulire le scarpe”, però non si tira indietro a « stirare le camice, anche se mi capita di rado » . In squadra, non ha mai il broncio: ”Ho scelto la terza via, della non rivalità, perché quando c’erano la Di Centa e la Belmondo c’erano i clan, mentre io volevo e voglio essere amica di tutti e voglio bene a tutti. Starei male se qualcuno non venisse a brindare con me”. La Paruzzi pianse ”il giorno che Sabina Valbusa arrivò per la prima volta sul podio: ma non per invidia, quel giorno del ”97 capii che avrei potuto farcela anch’io”. Il fondo è un lavoro di 600 ore l’anno, di 7 mila chilometri sugli sci, che impedisce a Gabriella ”alcuni piaceri come farmi una passeggiata a cavallo. Se poi cado e mi rompo una spalla? Sì, ho paura di farmi male e vanificare tutto. Mi fermo solo ad aprile e faccio tutto con scrupolo, forse perché so di non essere una fuoriserie, anche se il motore c’è”. Gabriella riassetta la casa, ama fare shopping, racconta la sua evoluzione anche dopo i 30 anni: ”Mi godo di più i trionfi, anche se li vivo con la serenità di sempre”. Sul doping è spietata: ”Lo detesto, io morirei dalla vergogna. Non uscirei di casa: che figura farei con i vicini? E poi mi dico: ok, Gabri questo è il tuo limite, anche se arrivi prima”» (Stefano Arcobelli, ”La Gazzetta dello Sport” 4/2/2004).