15 marzo 2002
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Scholl Andreas
• . Nato a Kiedrich (Germania) il 10 novembre 1967. "Possiede una delle più grandi voci mai esistite: un falsetto di una mascolinità rarefatta e affettuosa, un suono struggente che ti inchioda come la perfezione in terra. Le donne muoiono ai suoi piedi; gli uomini rimangono stregati. Pochi sanno che questa creatura ideale del barocco compone e canta musica pop nello studio hi-tech della sua casa di Basilea. [...] La voce è potente e languorosa, sensuale ed eterea, espansiva e drammatica nella coloratura: qualità costanti nella sua copiosa e raffinatissima discografia, tanto in Bach e Haendel quanto in Vivaldi e nelle canzoni del 600. Il timbro del contralto è in sé ermafrodita, ma la bellezza del canto trascende l´equivoco del travestitismo vocale. Tedesco di Wiesbaden, 34 anni, musicalità ferrea ed enciclopedica, è un fenomeno anche in quanto è il primo controtenore superstar. In Wayfaring Stranger, un cd di canzoni folk appena uscito presso la Decca, ha dato prova di essere anche un ipnotico narratore. I più intolleranti tra i fans del barocco si sono scandalizzati. Ma come gli angeli di Wim Wenders, che hanno nostalgia di corporeità dopo una vita passata ad attraversare lo spirito degli uomini, Andreas è determinato, per una volta, a divertirsi con una musica che tutti possono apprezzare" (Maria Chiara Bonazzi). "Ho cominciato a fare musica pop a 17 anni, cioé molto prima di dedicarmi alla musica barocca. Non c’è niente di artificiale per me, e mi diverto tanto: perché non dovrei? Questo è solo un aspetto della mia personalità musicale. Per 10 anni ho cantato solo musica barocca, mentre gli altri controtenori fanno perfino Rachmaninov e Debussy. Mi piace Kylie Minogue: sono un suo fan, una volta abbiamo cantato allo stesso show tv, ma non ho osato avvicinarla. Ci sono modi diversi di fare musica pop: uno è creare suoni nuovi. L’altro è quello delle Spice Girls: non che necessariamente mi piaccia, ma rispetto il produttore. Nella musica pop puoi non avere talento ed essere miliardario: non c’è rapporto tra qualità e successo. Non credo affatto che il pop sia nel suo periodo migliore. Ma c’è gente come Sting, Elton John e gli U2, che ha resistito perché non ha avuto paura di cambiare. Sting non ha paura di sperimentare: so che suona Bach sulla sua chitarra. Tutto fa parte dell’universo musicale, e la cosa peggiore che io possa fare in quanto amante della musica classica è ignorare il pop, perché ignorererei il 99% della musica che ci circonda. L’ispirazione può avere livelli diversi. Certo una canzone pop non può nutrire la nostra anima come la Messa in si minore di Bach. Ed è ridicolo che le pop star si comportino come se avessero grandi messaggi per il mondo. Ma una volta ero stressato, ho acceso la radio, c’era Follow Me di Uncle Cracker e sono diventato di buon umore. Anche una canzonetta ha una sua funzione" (’La Stampa”, 27/2/2002).