New York Times 15/3/2002, 15 marzo 2002
Israele è impegnato nella più grande offensiva militare in Palestina dalla guerra del 1967. «Durante i rastrellamenti vengono sequestrate armi e arrestati sospetti, ma la stragrande maggioranza dei fermati e interrogati viene poi rilasciata perché non ha niente a che vedere con i terroristi, i più pericolosi dei quali lasciano i campi profughi prima dell’arrivo dei soldati
Israele è impegnato nella più grande offensiva militare in Palestina dalla guerra del 1967. «Durante i rastrellamenti vengono sequestrate armi e arrestati sospetti, ma la stragrande maggioranza dei fermati e interrogati viene poi rilasciata perché non ha niente a che vedere con i terroristi, i più pericolosi dei quali lasciano i campi profughi prima dell’arrivo dei soldati. Ovviamente Israele non può tollerare santuari del terrorismo. Ma questo può essere fatto senza umiliare i rifugiati, finendo con l’aumentarne la rabbia e rendendo ancora più difficile perfino il solo immaginare un futuro accordo di pace» (da un editoriale del ”New York Times”).