Varie, 18 marzo 2002
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Tabacco Giovanni
• 1915, 17 febbraio 2002 • «Riconosciuto in tutto il mondo come uno dei maggiori storici del medioevo. Ha insegnato Storia medievale dal 1966 al 1985 nella Facoltà di Lettere dell’Università di Torino. […] Un suo carattere dominante è stato quello di intendere lo studio come un’impresa collettiva, in cui le competenze complementari si dovevano comporre per fornire il quadro di un periodo storico troppo lungo e complesso (ben rappresentato dal suo volume einaudiano Sperimentazioni del potere nell’alto medioevo, 1993) per non aver bisogno di apporti intedisciplinari e di intelligenze diverse. Non mancava mai di ripetere che credeva fortemente alla ”storia totale” lanciata dai medievisti francesi delle Annales, a patto tuttavia che nessuno si illudesse di potere, da solo, essere al tempo stesso geografo e storico della cultura, economista ed esperto di istituzioni. In realtà, grazie a una cultura vastissima si avvicinava molto a quell’ideale onnicomprensivo, ma aveva la percezione dei profondi mutamenti che la storiografia stava subendo nella seconda metà del Novecento, soprattutto per il grande aumento di fonti e di prospettive d’indagine. Dopo 10 anni a Trieste, si impegnò a costruire a Torino una ”scuola”, oggi ben radicata e rappresentata, attraverso vari allievi, in diverse università europee. Si buttò nell’impresa da innovatore. Insegnava da una cattedra prestigiosa, dove si erano succedute personalità importanti (Cognasso, Falco, Manselli), che tuttavia avevano avuto spicco per le loro individualità e non per il perseguimento di una storia rinnovata a tutto campo, che lui mise in dialogo assiduo con le storiografie tedesca e francese. Storico delle istituzioni, attento soprattutto ai meccanismi del potere e ai modelli culturali cui i potenti si richiamavano (importante è Spiritualità e cultura nel medioevo,1993) con due fortunate sintesi, una di storia italiana per l’Einaudi (Egemonie sociali e strutture del potere nel medioevo italiano, 1979) e una sull’Alto medioevo europeo per il Mulino (del 1981) ha insistito con successo sul carattere intrinsecamente misto, latino e germanico, della civiltà europea, e ha liberato l’immagine corrente del medioevo dalle gabbie gerarchiche e feudali in cui i luoghi comuni lo costringono (ancora di recente, nel suo Dai re ai signori, 2000). Dirigendolo, ha fatto del tradizionale ”Bollettino storico-bibliografico subalpino” una delle riviste di ricerca più accreditate in Europa e ha partecipato con un eccezionale contributo di idee all’impresa del Centro italiano di studi sull’alto medioevo di Spoleto, di cui era attualmente vicepresidente e che, anche grazie a lui, è da molti decenni il principale punto di riferimento della medievistica mondiale. stato un insegnante entusiasta. Generazioni di studenti torinesi ricordano gli appuntamenti per le tesi di laurea che si spingevano fino a casa sua, la domenica mattina. L’impegno didattico aveva finito per mettere fra parentesi l’attrazione, durata poco, per l’impegno politico, nel Partito d’Azione e nel Partito Socialista tra la fine della guerra e i primi anni della ricostruzione. L’impegno civile non era mai venuto meno, con la capacità di prodigarsi nelle battaglie di idee e di fornire a tutti noi, costantemente, un modello di rigore. Nessuno dimentica i suoi squilli telefonici fatti alla moglie Maria per essere da lei richiamato all’Università: il denaro pubblico non doveva essere usato per cose di famiglia» (’La Stampa” 18/1/2002).