Varie, 18 marzo 2002
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Tarantino Massimo
• Palermo 20 maggio 1971. Ex calciatore. Quando giocava nel Bologna, ebbe un po’ di notorietà per un incredibile autogol a tre minuti dalla fine con cui regalò alla Juventus un importante successo nel campionato 2001/2002 • «I gol non li sa fare, uno in carriera e zero in serie A, ma sulle autoreti bisogna lasciarlo stare. Quella capace di miracolare la Juve a due minuti dal novantesimo, basterebbe da sola per far traballare il mito di Comunardo Niccolai. ”Indimenticabile”, l´ha definita amaramente Anche un´ora dopo la partita aveva la stessa espressione attonita e impotente con cui ha guardato il pallone rotolare in rete al minuto 88. ”Io proprio non capisco come possa essere successo. Ho voltato la testa per rinviare, ma la palla ha girato ancora ed è andata a sbattere quasi sulla mia tempia, rimbalzando in porta. Se rifaccio cento volte lo stesso movimento, cento volte non va a finire così”. Aveva visto quel pallone planare da sinistra con un placido effetto, e in diciassette campionati ne avrà respinti tremilacinquecento, identici. Un pallone crossato da Pessotto con parabola rientrante a centroaera, dove nessun bianconero è in attesa ma la fronte di Tarantino invece sì. Lui ha un naso enorme, però la palla lo ignora: se andasse a sbattere contro quell’iceberg di carne, sarebbe meglio. Nella crudele ripetizione video dello sgangherato gesto tecnico si vede Tarantino che salta tutto solo, e qui si scollega da se stesso: la sua testa va a sinistra, invece il pallone s’imbizzarrisce a destra, per cadere nell´angolo più estremo della porta di Pagliuca. Un autogol alla Niccolai, diranno tutti. Ma il prode Comunardo restava sempre solo col suo dolore, dopo. Invece Tarantino diventa una specie di peluche che persino gli avversari si coccolano. Maresca, il Franti del derby, lo avvicina e lo accarezza. Ferrara allarga le braccia come a dire ”coraggio, siamo con te”. Persino l’arbitro Braschi, non proprio un cuore di panna, evita di ammonirlo quando poco più tardi simulerà un tuffo da rigore, e a partita finita lo sfiora per dargli un colpetto sulla spalla, mentre tutta la panchina lo abbraccia e Maresca gli va di nuovo vicino, e un massaggiatore gli spiega che avere una fronte spaziosa non sempre aiuta» (’Corriere della Sera”, 4/3/2002).