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 2002  marzo 18 Lunedì calendario

Turrell James

• Los Angeles (Stati Uniti) 6 marzo 1943 • «Nato da un ingegnere aerospaziale e un’istruttrice tecnica, sta lavorando da un quarto di secolo ed è oramai prossimo a centrare l’obiettivo inseguito con infinita fatica: inaugurare il tunnel sotterraneo che attraversa l’intero cratere di Roden consentendo a chi vi passa di vivere in prima persona una sovrapposizione di luci, ombre e suoni destinata a diventare simbolo della ”Land Art”, espressione viva della Terra e della Natura così come sono. James Turrell scoprì il Cratere di Roden all’inizio degli anni Settanta. All’epoca era uno degli artisti minimalisti della California decisi a sfidare con le loro opere d’avanguardia l’espressionismo astratto che imperava, puntando sulla strada opposta, la rivalutazione delle forme essenziali presenti nella natura. Ma il primo importante esperimento fatto da Turrell prendendo in affitto l’Hotel Mendota di Santa Monica, dove aveva creato dei giochi di luce naturale grazie a dei semplici fori nelle pareti di stanze cubiche colorate in maniera differente, finì per mancanza di fondi. Decise allora di cercare qualcosa di più naturale di un edificio per la sua arte e per trovarlo scommise sulle sua dote di pilota: si offrì di lavorare per il servizio posta della Costa Occidentale e con gli aerei di servizio attraversò per mesi la regione che si estende dai confini del Messico a quelli del Canada, dalle Montagne Rocciose alle spiagge sul Pacifico. Grazie a queste perlustrazioni dal cielo, fra una consegna postale e l’altra, individuò il Cratere di Roden, che rispondeva ai suoi desideri trattandosi di una creazione di Madre Natura, lontano dalle città e, soprattutto, a cielo aperto in una zona geografica dove i giorni nuvolosi dell’anno si contano sulle punta delle dita. Si trattava della migliore posizione possibile per poter sfruttare ogni tipo di raggio di luce in arrivo dal cielo, sia di giorno che di notte, sia d’inverno che d’estate. Uno specchio terreno della volta celeste, da modellare quanto necessario per far provare a chi vi fosse entrato le sensazioni dell’Universo. Cominciò a cercare quello che più mancava, i fondi necessari per l’opera colossale destinata ad affiancare altri esempi di ”Land Art”: dalle scanalature di Michael Heizer alte quanto l’Empire State Building nei canyon del Nevada ai Campi illuminati di Walter De Maria nel New Mexico fino agli edifici impacchettati in mezzo mondo dallo spericolato Christo. A scommettere sul suo progetto per prima fu la Dia Art Foundation, seguita dalla Lannan Foundation e da altri enti e collezionisti privati, non solo americani come l’italiano Giuseppe Panza di Biumo. Ottenute le prime garanzie finanziarie, l’artista californiano si trasferì nel 1979 nella cittadina di Flagstaff, il centro abitato più vicino al Cratere di Rodan, e trasformandosi metà in operaio edile e metà in tenutario di ranch cominciò a gestire l’opera di scavo, recintata a norme di legge. Il costo finora è stato di 9,5 milioni di dollari (10,8 milioni di euro) ma potrebbe lievitare fino a 20 milioni di dollari (24 milioni di euro) se Turrell dopo l’inaugurazione, prevista entro l’anno in corso, deciderà di espandere ulteriormente il progetto per costruire anche un grande anfiteatro. I costi tuttavia non spaventano i finanziatori: tenute presenti le quotazioni delle aste doc a Los Angeles e New York non si tratta di cifre da capogiro. Anzi le fondazioni hanno iniziato a fare il conto alla rovescia per l’apertura del Cratere dell’arte ai visitatori convinte che sarà un successo tale da rivaleggiare con i volti dei quattro presidenti scolpiti su Mount Rushmore. Rimosso oltre un milione di metri cubi di terra e detriti il percorso dentro la montagna è terminato. Si tratta di un tunnel lungo 315 metri, di 2,4 metri di diametro e 2,7 di altezza, scavato nella roccia. Vi si accede percorrendo quindici chilometri di strada battuta all’esterno e quindi attraverso un portale iniziale, per poi transitare in una grande sala ”Sole e Luna” ed infine arrivare all’”Occhio”, il centro del cono del cratere. In alcuni momenti si cammina, in altri ci si deve abbassare, quasi ascoltando il terreno. Lungo tutto il percorso ci si trova sempre con il cielo sulla testa e lo spettacolo cambia assieme al differente tipo di luce che si alterna fra giorno e notte, grazie ad un particolare susseguirsi di spazi ed aperture. La passione per l’astronomia del figlio dell’ingegnere aerospaziale ha avuto la sua parte e la sala ”Sole e Luna” è stata costruita apposta per coincidere con il luogo dove ogni 18,61 anni i due astri celesti si allineano. Ma non è tutto, vi sono anche pareti che riflettono le stelle, pietre che cambiano di colore, aperture che aspettano eventi astronomici biennali e perfino una mini piscina per osservare da vicino la Stella Polare. Il visitatore percorrendo il tunnel si sente immerso nella natura e ne rivive i ritmi, l’alternarsi delle mutazioni, avvolto fra infiniti colori. Quando si arriva al centro del cratere, ci ci trova in una sala circolare con quattro sedie in pietra che consentono di stendersi ed osservare il cielo nitido del deserto dell’Arizona mentre il pavimento e le mura trasmettono l’eco dei movimenti del magma che, a decine di metri in profondità, continua comunque a farsi sentire. La prospettiva dell’imminente apertura del cratere del Nevada trasformato in opera d’arte a cielo aperto sta attirando l’attenzione non solo degli appassionati ma anche del grande business che vede all’orizzonte la possibilità di ingenti profitti. La società telefonica finlandese Nokia si è già fatta avanti, sondando la possibilità di diventare la padrona di casa nel cratere di Turrell. Paul Schimmel, curatore del Museo di Arte Contemporanea di Los Angeles, è fra i pochi ad aver già messo piede dentro il tunnel ed assicura: ”Si tratta del più grande contributo che il mondo dell’arte ha dato per modificare la relazione fra chi guarda e l’opera, trasformando l’osservazione in partecipazione”» (Maurizio Molinari, ”La Stampa” 1/3/2002).