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 2002  marzo 18 Lunedì calendario

Velickovic Svetlana

• Prokiplje (Serbia) 14 giugno 1973 • «Occhi ammiccanti, capelli lunghi, sorriso da copertina e tutto, ma proprio tutto il resto. Sa di essere bella e sa come farlo notare. Ci è cresciuta con gli occhi degli uomini addosso. A dieci anni già la chiamavano ai matrimoni per cantare in piedi sui tavoli. Applausi generosi come la rakia, la grappa serba che colava nei bicchieri. Erano i suoi primi passi per diventare la regina del ”turbo folk”, il genere musicale più popolare nella ex Jugoslavia. Da bambina si esibiva con gonnelline di tulle rosa e gran fiocchi sul sedere. Col tempo lo stile si è adattato al fisico e oggi che ha quasi 27 anni porta quasi tatuati addosso jeans e canottiere da tigre del Bengala. La sua vita sembra presa di peso da una delle canzoni che l’hanno resa famosa nei Balcani prima ancora che nel mondo. In arte è conosciuta come ”ceca”. Nelle pagine più nere della storia jugoslava degli ultimi dieci anni è invece la ”vedova Arkan”, il paramilitare comandante delle ”Tigri serbe”. ”Mio marito non era un criminale. Quello che dicono di lui – le stragi, i massacri, la pulizia etnica durante le guerre in Croazia e Bosnia – sono solo calunnie. Lui era solo un patriota” […] E’ una donna che vive blindata, con almeno tre guardie del corpo sempre a proteggerla dai vecchi amici del marito e da chi vorrebbe semplicemente i suoi soldi. Sa perfettamente quello che si pensa di lei e soprattutto del suo Arkan, ucciso all’inizio del 2000 a Belgrado, nella hall dello stesso albergo dove lui e Svetlana avevano dato un favoloso ricevimento di nozze. Era il 1995, le Tigri non avevano ancora smesso di combattere in Bosnia, e lo sposo si era presentato in divisa da ufficiale monarchico serbo ai genitori di lei per ”comprarla” con un sacco d’oro. Secondo tradizione. Poi la festa, costata oltre un miliardo. Dal giorno del funerale ”Ceca” si è messa in lutto: per un anno esatto niente fotografie, niente feste» (Andrea Nicastro, ”Corriere della Sera” 15/4/2001).