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 2002  marzo 18 Lunedì calendario

Verges Jacques

• Ubon Ratchathani (Thailandia) 5 marzo 1925. Avvocato • «Diffidenza e ammirazione, sono i sentimenti contrastanti che suscita: ambiguo ”avvocato dell’ombra”, difensore di tutte le cause impossibili, buone o cattive che siano, vice presidente del ”Comitato di difesa di Milosevic”, già confidente di capi di stato come Mao Zedong e Omar Bongo. Di lui si sa solo quello che vuol far sapere, il suo volto dai tratti asiatici (padre francese e madre thai) è impenetrabile. L’arte del dissimulare non ha segreti per il legale che ama definirsi ”il mascalzone luminoso”. Si è formato alla scuola del comunismo stalinista, ed è stato protagonista di una insondabile deriva ideologica. Nel ”60, in piena guerra d’Algeria, difende i militanti del Fronte di Liberazione nazionale e sposa un’eroina dell’indipendenza. Nel ”61 scende in piazza per protestare contro l’assassinio di Lumumba, il leader zairese suo amico fraterno. Poi va a Pechino e lega con Mao. Sparisce misteriosamente dal 1970 al 1978, l’ipotesi di un biografo secondo la quale sarebbe tornato in Laos per addestrare al terrore gli khmer rossi di Pol Pot, suo amico dai tempi dell’università a Parigi, non è stata mai confermata. Negli anni ”80 difende Klaus Barbie - colpevole di deportazioni di massa durante la Seconda Guerra Mondiale - ritenendo che si tratti di un ”processo-farsa”. Tra i suoi clienti anche il terrorista Carlos» (’la Repubblica” 14/2/2002). «Non si può negare che la fama di ”avvocato del diavolo” l’abbia conquistata sul campo. Con Saddam Hussein, si allunga la lista di personaggi condannati dalla Storia e difesi [...] nella lunga carriera di ”penalista militante”: il capo della Gestapo di Lione, Klaus Barbie, il terrorista Carlos, Slobodan Milosevic, gli attivisti dell’Fnl algerino, brigatisti rossi francesi e tedeschi, il vicepremier iracheno Tarek Aziz e, proprio in queste ore, Khieu Samphan, il braccio destro di Pol Pot all’epoca del genocidio in Cambogia. Entrare nel suo immenso studio, vicino a Pigalle, è come entrare nella vita di un raffinato scrittore dai tratti orientali, essendo sua madre di origini vietnamite: cimeli, foto, libri, gli amati sigari cubani e una straordinaria collezione di scacchi. Ben in vista, come una metafora delle battaglie che [...] ancora lo appassionano. Dice: ”Accetto queste difese per costruire una radiografia veritiera del nostro tempo. Perché emerga tutta la verità storica. Sono personaggi diversi che hanno in comune la condizione di ”cattivi’ già condannati dalla politica dei vincitori. Sono personaggi sconfitti, al di là delle responsabilità personali. Probabilmente, se Hitler avesse vinto avrebbe processato Churchill. [...] Ogni imputato ha diritto alla difesa. un principio di civiltà giuridica proprio della democrazia. Ma attraverso la difesa di un uomo è possibile far emergere la verità che invece si ha interesse a nascondere. [...] Se il crimine è riconosciuto, ho fatto comunque il mio dovere di avvocato. Se si prova l’innocenza, vuol dire che non eravamo di fronte a un criminale. In ogni caso, non si può parlare di crimini senza processo e il mio compito è d’impedire che un processo si trasformi in recita, come al Tribunale dell’Aja [...] Credo che il democratico Wesley Clark debba rispondere dei crimini della Nato in Kosovo esattamente come Bush in Iraq. Credo che si debba prendere coscienza dell’imbarbarimento del mondo. A Bagdad è stato consentito il saccheggio dei musei e delle biblioteche: è un modo barbaro di cancellare la memoria e la cultura del Paese occupato. In Jugoslavia si sono sparse tonnellate di polvere di uranio. La guerra preventiva è in realtà una guerra condotta con le bombe dal cielo, che distrugge le popolazioni civili. Da Rotterdam a Dresda, da Hiroshima a Bagdad, non è proprio cambiato nulla. Tutto questo oggi si colora di ragioni etiche, ma il diritto umanitario è una nuova forma di razzismo [...]» (Massimo Nava, ”Corriere della Sera” 11/2/2004).