Salute Sorrisi e canzoni, n. 35 marzo 2002 pag. 31, 18 marzo 2002
Pidocchi. "E’ vero che ne soffrono sempre più i bambini?" In effetti è considerata, in ordine di frequenza, la seconda malattia trasmissibile, dopo l’influenza
Pidocchi. "E’ vero che ne soffrono sempre più i bambini?" In effetti è considerata, in ordine di frequenza, la seconda malattia trasmissibile, dopo l’influenza. Oggi il fenomeno è in aumento per una maggiore resistenza del parassita ai trattamenti tradizionali, ma anche per il grande affollamento delle aule e per la mancanza di armadietti e di attaccapanni singoli. Forse, a scopo preventivo, sarebbe utile che il bambino sistemasse il soprabito ed il cappello sulla spalliera della propria sedia evitando di accatastarli insieme e tutti qulli dei suoi compagni, che rende più facile il passaggio del pidocchio da un bambino all’altro. Come si riconoscono questi fastidiosi animaletti? I pidocchi provocano, in genere, intenso prurito alla testa, soprattutto alla nuca e dietro le orecchie. In queste zone, sui capelli, meglio se bagnati, vanno ricercate, magari con l’aiuto di una lente d’ingrandimento, le uova, le cosiddette «lendini». Queste possono essere confuse con la forfora, ma, a differenza di questa, non si staccano facilmente dal capello, cui sono attaccate da una sostanza adesiva. Naturalmente, se si è fortunati, si possono anche vedere i pidocchi che appaiono come «animaletti» grigiastri in movimento, simili alle formiche, ma molto più piccoli. E come si possono eliminare in maniera definitiva? Bisogna, innanzi tutto, eliminare le uova con un pettine a denti fitti, dopo avere applicato sui capelli per un’ora una miscela di acqua e aceto caldi. Quindi, si ricorre ai prodotti specifici, come i derivati del piretro, da applicare ripetendo dopo una settimana. Inutile è, invece, l’impiego a scopo preventivo degli shampoo medicati. Per una prevenzione efficace è necessario servirsi esclusivamente di pettini e spazzole personali ed evitare il contatto dei propri indumenti con quelli degli altri (risponde del professor Modesto Mendicini, libero docente in clinica pediatrica e puericultura presso l’Università La Sapienza di Roma).