Antonella delli Carri - Macchina del Tempo Anno 3 n.12/13 Febbraio/Marzo, 26 marzo 2002
I risultati innovativi descritti dagli americani hanno suscitato molte riflessioni sulla nostra storia evolutiva, ma anche tante nuove speranze terapeutiche
I risultati innovativi descritti dagli americani hanno suscitato molte riflessioni sulla nostra storia evolutiva, ma anche tante nuove speranze terapeutiche. «L’eccitazione è comprensibile» spiega Evan Snyder, «perché nei prossimi anni i trapianti di cellule nervose potrebbero diventare molto comuni, e se è vero che le conoscenze vanno ancora affinate, non è affatto remoto pensare di poter operare addirittura nell’utero materno. Magari per trapiantare cellule sane nel cervello di un feto al quale è stata diagnosticata una malattia molto grave». Nella stessa pubblicazione apparsa su ”Science”, i ricercatori ipotizzavano infatti un intervento del genere per la sindrome di Tay Sachs, una malattia di origine genetica che provoca lesioni cerebrali molto gravi e rapidamente mortali nel neonato.