Valentina Grossi - Macchina del Tempo anno 3 n. 12/13 Febbaio-Marzo, 26 marzo 2002
uno spazio magico e forse unico nell’universo: una fascia sottile dove è possibile la vita. Si chiama biosfera ed è la zona della Terra dove si incontrano organismi viventi: fanno parte di essa l’acqua, l’aria e la terra
uno spazio magico e forse unico nell’universo: una fascia sottile dove è possibile la vita. Si chiama biosfera ed è la zona della Terra dove si incontrano organismi viventi: fanno parte di essa l’acqua, l’aria e la terra. In pratica, tutta l’idrosfera, l’atmosfera fino a cinquemila metri d’altezza e la crosta terrestre fino a circa due chilometri di profondità. Un sistema molto complesso, che ricercatori e governi hanno voluto riprodurre con grandi progetti a partire dagli anni Ottanta. I primi che provarono a ricreare un pianeta Terra in miniatura furono i russi con Bios 3, una bolla di vetro che produceva una buona parte del cibo necessario a sostenersi e riciclava l’aria, quasi tutta l’acqua, ma non i rifiuti umani. Quattro scienziati riuscirono a sopravvivere in quasi completa autosufficienza dentro alla bolla per sei mesi. Non molto, ma abbastanza perché l’esperienza diventasse la base di altre imprese, come la costruzione della stazione spaziale orbitale Mir e il progetto Biosphere 2. Questo, considerato un po’ la risposta americana a Bios-3, (erano i tempi della Guerra fredda!), divenne decisamente più ambizioso. Biosphere 2, in piedi ancora oggi, è una struttura che si sviluppa su una superficie di un ettaro nel deserto dell’Arizona e ricrea al suo interno i principali ambienti terrestri. Sotto cupole e piramidi di acciaio e cristallo trovano posto sette diversi ecosistemi: savana, deserto, foresta equatoriale, palude, oceano, campi agricoli, habitat umano. Al suo interno vivono circa duemila specie di animali e di piante. Qui hanno soggiornato anche numerosi scienziati. Otto di loro vi sono rimasti dentro per due anni, dal 1991 al 1993, vivendo di quello che riuscivano a produrre. Neanche questo esperimento è riuscito completamente: i ricercatori speravano di sopravvivere addirittura cinque anni, ma la penuria di cibo, la rarefazione dell’atmosfera interna e soprattutto lo stress della convivenza forzata a cui erano sottoposti fece accorciare la durata del progetto. A causa dei tagli alla ricerca e del ridimensionamento del budget delle agenzie spaziali, questo tipo di progetti si è notevolmente ridotto e ha cambiato natura. Le biosfere artificiali più recenti mirano soprattutto a conservare e rappresentare la diversità biologica del pianeta. Sono a metà strada tra un giardino botanico globale e ipertecnologico, utilissimo ai ricercatori, e lo strumento didattico per sensibilizzare il grande pubblico ai problemi della biodiversità. L’ultimo arrivato è infatti l’Eden Project, attualmente in costruzione in Cornovaglia: ospiterà migliaia di piante a rischio di estinzione, provenienti dalla zona temperata, dai tropici e dalle regioni calde del pianeta. La struttura, estesa su 15 ettari, catturerà l’energia solare e raccoglierà l’acqua piovana, risultando quasi autosufficiente.