Varie, 28 marzo 2002
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DELLA SALA Vitaliano Mercogliano (Avellino) 23 settembre 1963 • «Il prete ribelle, il sacerdote che indossa magliette dell’esercito zapatista ed è sempre in testa alle manifestazioni dei no global
DELLA SALA Vitaliano Mercogliano (Avellino) 23 settembre 1963 • «Il prete ribelle, il sacerdote che indossa magliette dell’esercito zapatista ed è sempre in testa alle manifestazioni dei no global. Denunciato dalla Digos per gli scontri di Genova del G8, inseguito dai giornali e dalle televisioni che spesso lo hanno intervistato, nonostante i ripetuti inviti al silenzio dell’abate. A furia di esporsi è diventato un personaggio scomodo agli occhi dei superiori: ”Deve capire che i sacerdoti portano la parola del Vangelo, non quella di Marx”, si è spazientito monsignor Nazzaro» (Ottavio Ragone, ”la Repubblica” 11/3/2002) • «Giunto al sacerdozio dopo aver cambiato sei seminari, è accusato di creare ”caos e sconcerto” tra i fedeli. La sua interpretazione movimentista del Vangelo gli ha fatto collezionare nel tempo undici denunce penali (più tre autodenunce e una richiesta di risarcimento danni da parte della Lega Nord), quasi tutte finite in un’assoluzione. [...] Si è schierato con il suo paese per fermare l’insediamento di discariche in parchi naturali, ha contestato platealmente la ricostruzione post-terremoto e ha abbracciato dall’inizio teoria e pratiche del movimento no global. Tra le sue iniziative più celebri ci sono i presepi a tema: il Gesù Bambino incappucciato come il subcomandante Marcos o sistemato sopra un gommone, come fosse un albanese in procinto di attraversare l’Adriatico. I guai con il Vaticano sono nati l’8 luglio del 2000, quando decise di partecipare in clergyman al ”Gay Pride” di Roma, erano i giorni del Giubileo. In quell’occasione attaccò dal palco il cardinal Sodano e il cardinale Pio Laghi colpevoli, disse, ”di aver fatto carriera sulla pelle dei desaparecidos argentini e delle vittime di Pinochet”.Gli arrivò la prima ammonizione, che gli vietava ogni rapporto con i mass media. La seconda ”monitio” lo raggiunse dopo il viaggio a sostegno della marcia zapatista in Chiapas. Ma l’insurrezione degli 800 abitanti di Sant’Angelo a Scala, la solidarietà del movimento no global, di Verdi e Rifondazione frenarono il procedimento» (Corrado Zunino, ”la Repubblica” 28/11/2002) • Nel marzo 2002 ha ricevuto un ultimatum: quindici giorni di tempo per abbandonare l’ufficio di parroco nel borgo di Sant’Angelo a Scala (Avellino), pena la rimozione d’autorità come stabilisce il diritto canonico. Non una scomunica, né una sospensione a divinis: resta sacerdote, ma gli tolgono la parrocchia (’la Repubblica” 11/3/2002) • Rimosso nel novembre del 2002: «Nella buca delle lettere della sua casa-canonica ha trovato la raccomandata firmata dall’abate Tarcisio Nazzaro, il suo vescovo: ”Reverendissimo, ti invito a recarti presso gli uffici della nostra curia perché ti venga notificato il decreto di rimozione dall’ufficio di parroco”.Segue l’implorazione: ”Che la Vergine santissima regina di Montevergine ti illumini così che tu possa ravvederti e vivere il tuo sacerdozio come si conviene”.Era dai tempi dei preti del dissenso, cresciuti dopo il Concilio Vaticano II, che la chiesa non rimuoveva un parroco per ”reati d’opinione”» (’la Repubblica” 28/11/2002).