varie, 28 marzo 2002
DELL’ELCE
DELL’ELCE Giovanni Pescara 28 giugno 1956. Manager. Laureato in giurisprudenza, è stato direttore centrale del personale della McDonald’s in Italia e direttore generale del settore libri della Mondadori. Dal 1996 deputato: esoriere di Forza Italia e sottosegretario del ministero delle Attività produttive nel Berlusconi II. Vittima di un grave incidente d’elicottero l’8 marzo 2002 a Courmayeur: «’E’ caduto l’elicottero dei ministri... Guardate là, davanti allo chalet”. Un rumore secco di ferraglie, e già le voci si rincorrono. Decine, e poi centinaia di occhi puntati verso la carcassa color argento: il portellone è aperto, ecco la sagoma di un uomo, con le gambe penzoloni. Il corpo ammaccato, un filo di sangue che scende dalle narici. E’ il deputato Giovanni Dell’Elce, 45 anni, tesoriere di Forza Italia. Un incidente assurdo. Surreale. Immaginate il piccolo velivolo che atterra, e poi, all’improvviso, senza nessuno ai comandi, ma con un passeggero ancora a bordo, riprende quota, va a zig zag, inciampa in un filo delle linee telefoniche, precipita. E per poco non infrange i vetri del soggiorno di una casetta di montagna; s’arresta (ed è davvero una fortuna per la famiglia che vi abita) giusto a mezzo metro di distanza. E’ finito in dramma, prima d’iniziare, il convegno sull’Europa organizzato dagli ”azzurri” al palazzetto dello sport di Courmayeur, dove si stanno disputando i campionati di sci di FI. Dentro, tante poltrone vuote, fuori politici, funzionari, fan del partito di Berlusconi. Attoniti. Angosciati. Mentre i vigili del fuoco estraggono il ferito imprigionato e quindi, muniti di idranti, neutralizzano la carcassa dell’elicottero a rischio d’incendio. Dell’Elce ha il cranio fratturato e varie emorragie interne. Versa in gravi condizioni, è in coma farmacologico, e i medici non si pronunciano sulla prognosi. Il film dell’incidente? Sul ”Gazelle” argentato c’erano il pilota milanese Giorgio Pirovano e quattro illustri passeggeri (i senatori Giuseppe Vegas e Giovanni Dell’Elce, il sottosegretario ai Beni culturali Mario Pescante, l’europarlamentare Antonio Tajani) provenienti da Aosta. Racconta Tajani: ”Siamo atterrati regolarmente sul piazzale attiguo al Palazzetto dello sport. Il pilota è sceso, e ha fatto uscire tre di noi, che eravamo seduti dietro. L’ultimo a scendere doveva essere Dell’Elce. Improvvisamente, l’elicottero s’è rialzato... Pochi attimi in volo, la pala che urta i fili, poi, giù, davanti a quella villetta”. Sono le 17 e 35. Il resto lo racconta Tina Polini, la signora che abita nello chalet: ”Ero in casa con le mie due bimbe, Giulia e Chiara; dalla finestra avevano osservato, divertite, le fasi di atterraggio del velivolo. Stavo telefonando; d’un tratto, lo vedo davanti agli occhi, come se stesse per sfondare il vetro, ed entrare dentro. Terrorizzata, ho urlato; anche le bambine gridavano. Le ho prese in braccio e sono fuggita fuori...”. Dunque, un ”Gazelle” impazzito che, a terra, senza conducente, riprende quota: di chi è la responsabilità? Secondo la versione del pilota (ma sarà l’inchiesta a dare risposte definitive) è stato lo stesso Dell’Elce a spostare, inavvertitamente, qualche comando, facendo ripartire così l’elicottero» (Marisa Fumagalli, ”Corriere della Sera” 9/3/2002). «Per quattordici giorni non ha sentito, nè visto, nè ricordato. Quattordici giorni di coma e già sembrava che un nuovo caso Andreatta si fosse abbattuto sulla politica italiana. Invece, ce l’ha fatta, è tornato da quel limbo misteriosissimo e dopo, quando ha potuto di nuovo parlare, vedere, capire, la sua memoria si è rifiutata di riconoscere gesti, pensieri, ricordi, legati all’8 marzo del 2002. Di quel pomeriggio ricorda solo l’elicottero che atterra sulla neve di Courmayeur, il pilota che scende per aprire la portiera agli altri che, come lui, dovevano partecipare alla festa di Forza Italia. Nient’altro: non il motore che di colpo riparte, nè l’elicottero che, come in certi modesti film d’azione, si rialza in volo mentre lui, il sottosegretario che su un elicottero non era mai salito, restava prigioniero della cabina. [...] Dei giorni passati in coma, prima, e in lenta ripresa dopo, al Cto di Torino, non ricorda niente. Sa che venivano a trovarlo in tanti, Berlusconi, Buttiglione, ma la memoria gli è tornata molto più tardi, quando l’hanno trasferito in una clinica vicina a Monza. ”Da lì in poi, ricordo tutto. Quando mi sono svegliato, ho capito che il mondo era quello che avevo lasciato, ho ritrovato la forza”. Mesi e mesi di immobilità, lui che era abituato a muoversi tra Roma, l’Abruzzo, che è terra d’origine e collegio elettorale, Milano, dove vivevano, e ancora vivono, la moglie Susanna e i due figli ragazzini, Ludovica e Matteo. ”Mi ha salvato il telefono. Ho usato la voce, la mia e quella degli altri, per restare legato al resto del mondo. Per telefono mi raggiungeva Berlusconi: gli devo tanto. Al telefono mi è arrivato il conforto del presidente Ciampi, mi ha chiamato due volte”. Col suo ministro, Marzano, si sentono di continuo e continue erano anche le telefonate con Claudio Scajola, quand’era ministro degli Interni» (Maria Latella, ”Corriere della Sera” 9/7/2002).